Letture:
Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18
Sal 115
Rm 8,31b-34
Mc 9,2-10
Carissimi fratelli e sorelle,
È la seconda domenica del tempo quaresimale. Appena domenica scorsa abbiamo cominciato questo cammino di conversione, e quando si comincia, soprattutto se il cammino è lungo, faticoso, ricco di incognite, succede sempre che all’inizio c’è l’entusiasmo della partenza, la gioia, la novità, ci sono mille propositi, però poi succede che subentra la stanchezza, qualche delusione, si affacciano i rimpianti.
É proprio quello che hanno sperimentato i discepoli di Gesù. Nel Vangelo di Marco, la Trasfigurazione segna un po’ come uno spartiacque tra una prima e una seconda parte. Proprio qualche giorno prima Gesù aveva chiesto ai suoi discepoli: “La gente che cosa dice di me?” I discepoli avevano riferito: “chi dice che sei un profeta, chi dice che sei Giovanni Battista risuscitato, chi una cosa, chi un’altra…”. Insomma, nessuno aveva capito che Lui era il salvatore, il Figlio di Dio, il Messia. “E Gesù: ma voi, chi dite che io sia?”. Allora Pietro aveva risposto: “Tu sei Cristo, tu sei il Figlio di Dio”. Pietro, in un momento di entusiasmo, illuminato dallo Spirito Santo, aveva detto giusto: “Tu sei il Cristo”. “Bravo, Pietro – dice Gesù – bravo! Però, visto che hai detto che io sono il Cristo, è bene che tu ricordi che noi adesso dobbiamo andare a Gerusalemme e lì il Figlio dell’uomo sarà preso, arrestato, dovrà patire, soffrire molto e sarà crocifisso, sarà ucciso, però il terzo giorno risusciterà”.
Non l’avesse mai detta questa parola, Pietro rimprovera Gesù, lo sgrida; dice proprio così il Vangelo: “Pietro si mise a rimproverare Gesù”. Subito Gesù a sua volta rimprovera severamente Pietro. Insomma la verità è che gli apostoli erano scoraggiati perché avevano cominciato a seguire Gesù tutti, indistintamente, con qualche progetto di successo personale. Quando invece Gesù parla di croce e di sofferenze tutti cadono in crisi e cominciano a pensare: “Ma dove stiamo andando con questo qui? Dove ci porta? A morire, a Gerusalemme, la sofferenza, la croce…che sarà di noi?” Sì, gli apostoli erano tutti in crisi e chissà se più di qualcuno non accarezzava l’idea di tornarsene a casa.
Ecco, questo è il contesto precedente alla trasfigurazione, che abbiamo letto oggi nel vangelo; Gesù ha capito che i suoi discepoli sono in crisi, come siamo in crisi noi tante volte nella fede, quando il Signore ci chiede di superare delle prove difficili, quando ci fa attraversare le tempeste, le croci; quando ci chiede sacrifici enormi, come quello che chiese ad Abramo, il sacrificio del figlio. E dunque, quando Gesù vede che gli apostoli sono in crisi, decide di concedere loro un po’ di respiro e se li porta sulla montagna e – dice Marco – si trasfigurò davanti a loro, il suo volto cambiò d’aspetto, divenne luminoso, splendente, le sue vesti divennero splendenti, bianchissime, tanto che Marco si premura di aggiungere, caso mai non abbiamo capito, che nessun lavandaio sulla terra avrebbe potuto renderle così bianche; Gesù si trasforma, diventa luminoso.
Gesù concede a questi tre discepoli un anticipo della Pasqua, gli fa vedere qual è l’arrivo di questo viaggio: sì, c’è la croce, c’è la tragedia, però in fondo c’è la luce, la Pasqua, la gloria, la gioia. Maestro – a parlare è Pietro, è sempre lui che parla a nome di tutti, – è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia; restiamo qui”. Ma non finì di dire queste cose, che una nube li avvolse e si sentì una voce: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo!” La voce del Padre, quasi un amabile rimprovero, dice a Pietro e a tutti: “Pietro, ascolta quello che dice Gesù, perché lui è il figlio mio prediletto”.
Così siamo noi tante volte quando preghiamo, chiediamo delle cose impossibili al Signore, non sappiamo quello che diciamo e lui ci compatisce, ci lascia dire e meno male che non ci ascolta sempre, che non sta accodato al carro dei nostri capricci. “Ascoltatelo!”, dice la voce; la voce del Padre, siamo noi che dobbiamo ascoltare lui. La voce del Padre dice a noi, discepoli del Signore: “Ascoltate Gesù!”.
Occorre ascoltare il Maestro, prenderlo sul serio, perché ha da trasmetterci gli insegnamenti della vita. Perciò adesso, Pietro, scendi dal monte e mettiti in cammino verso la croce. Non aver paura di seguire il tuo Maestro, seguilo!
Noi vogliamo ascoltare Gesù quando ci dice parole dolci, tenere, ma quando ci parla di croce, di sofferenza, quando ci parla di sacrificio, allora cominciamo con i nostri distinguo e i nostri pretesti. Ma la parola del Signore ci dà coraggio: ascoltatelo! Non abbiate paura! Fidatevi di Dio! E anche se dovete attraversare l’oscura notte della croce, della sofferenza, della delusione, della sconfitta, non abbiate paura, ascoltatelo, seguitelo! La meta è garantita, Dio non vi tradisce, non vi prende in giro.
Insomma, per parlare di Gesù, devo proporre mete mediocri, che le propone già il mondo, o devo proporre vette alte, che costano? Se vedo pochi che rispondono, mi devo scoraggiare, devo abbassare il livello per attirare di più, devo scendere a patti o devo continuare a cercare mete alte, tenendo viva la voglia di fare cose belle e grandi? Che il Signore ci aiuti, dunque, a comprendere il vero insegnamento della Sua trasfigurazione.
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