È ormai mattina inoltrata quando i quattro autobus dei giovani piemontesi di Torino, Ivrea, Vercelli e Susa arrivano alla spiaggia fluviale di Serpins, sul fiume Ceira nella Serra do Açor, in diocesi di Coimbra. Li aspettano i ragazzi e i responsabili della parrocchia che li ospita, a Lousa, pochi chilometri più a valle: il programma prevedeva il bagno nel fiume, il pranzo nel salone della parrocchia e poi i giochi tradizionali. Il meteo – pioviggina – non permette i tuffi, ma, dicono gli organizzatori, sono solo rimandati al pomeriggio. Si parte allora con i giochi, con gare in diverse “discipline” come la corsa su delle tavole a tre a tre, il lancio dello spaventapasseri con un telone, il tiro ai barattoli e altre simili.

«Guardali – dice sorridendo don Luca Ramello, incaricato regionale di Pastorale giovanile di Piemonte e Val d’Aosta –: hanno alle spalle due giorni di viaggio in autobus con una tappa, bella ma impegnativa, a Lourdes e molti di loro vengono da settimane intense di impegno da animatori nei vari centri estivi, ma non sembrano affatto stanchi, hanno una sincera voglia di mettersi in gioco e di condividere tutto questo con la gente che li ospita». Così, in poche parole, don Ramello riassume il senso di ciò che sta succedendo in tutto il Portogallo in queste ore con i gemellaggi, i «Giorni nelle diocesi ». Qualcosa, che in realtà succede in ogni Gmg la settimana precedente al grande raduno mondiale, ma che questa volta ha un valore aggiunto: dimostra che i ragazzi hanno ancora più voglia di stare assieme, di condividere, di ripartire dopo i difficili anni della pandemia.

«Anche questa esperienza dei gemellaggi come tutta la Gmg – nota il vescovo ausiliare di Torino, monsignor Alessandro Giraudo, che viaggia con i ragazzi – è un’occasione per “risintonizzarci” con le nuove generazioni». Detto fatto, il vescovo si alza e chiama a raccolta i “don” del gruppo: «Forza, una gara tra di noi», invita. Nove sacerdoti assieme a Giraudo, si sistemano sulle tavole sulle quali devono correre assieme a tre a tre, come su delle “ciaspole collettive”: alla fine vincono Susa e Ivrea. Il vescovo cade, i ragazzi lo applaudono, non solo per incoraggiarlo, ma anche perché ha dimostrato di saper condividere con loro le esperienze più semplici e “leggere”. Poi tutti a pranzo, i giochi mettono fame. «Ripartiamo da qui – dice Maurizio Versaci, dell’équipe organizzativa piemontese – dalla voglia di stare in relazione, di stare con loro». «Durante i giorni della pandemia sono loro che mi hanno “salvato” – racconta don Davide Rossetto, incaricato diocesano di Ivrea –: alla Domenica delle Palme in lockdown ero sconfortato, ma i ragazzi mi hanno detto: “Dai don tu fai la Messa, secondo le regole, metti una webcam e noi ti seguiamo”».

PugliesidiTrani.jpg

E sono così, semplici e diretti, i giovani che compongono il variegato gruppo che va dai 15 ai 35 anni: «La Gmg non sapevamo bene cosa fosse ma ci siamo fidati e ora siamo qui», raccontano Paolo, 15 anni, Michele, 22, Luca, 17, e Samuele, 16. «Io ero a Panama – racconta la “veterana” Francesca, 35 anni – e ora sono qui anche per accompagnare mia sorella Martina, che voleva vivere questa esperienza». La diocesi di Coimbra in questi giorni sta ospitando 15mila giovani da 93 Paesi, come racconta Hugo Monteiro, che, da responsabile del Comitato organizzatore diocesano, sottolinea l’impegno messo dalla comunità locale in una stanza dell’Istituto Giustizia a Pace, in centro città. «Sono quattro anni che ci lavoriamo e i volontari all’opera sono ben quattromila – riferisce –. Dei pellegrini accolti, l’80 per centro è ospite in famiglia». Fuori dall’Istituto, intanto, si sentono i canti, i cori e i balli dei gruppi di pellegrini, che – qui come in tutte le città del Portogallo – stanno percorrendo in festa le strade del Paese, seguendo un programma di impegni che, per tutte le diocesi, è basato su cinque pilastri: accoglienza, scoperta, missione, cultura e invio.

Come anche a Porto, un centinaio di chilometri più a nord, diocesi che include la seconda area metropolitana per abitanti del Portogallo dopo Lisbona. Qui i giovani ospiti sono 16mila, il gruppo più numeroso dell’intero Paese e il programma altrettanto intenso e vario include anche il festival musicale Gaia GodTellers, nato a Gaia, sulla sponda sud del fiume Duero proprio in seguito a una Gmg e che oggi diventa parte di una Gmg. Qui il vescovo Manuel Linda ha invitato le famiglie ad aprirsi all’accoglienza, ricordando che «nulla può sostituire il calore umano dell’accoglienza; l’empatia che si crea durante le Gmg è destinata a segnare tutta la vita di chi ne fa esperienza». E a Porto, come in tutte le altre diocesi portoghesi, sono tanti i giovani italiani che sono ospiti per i Giorni nelle diocesi. Ieri sera qui si è esibito il Coro Shekinah, della diocesi di Milano. Ospiti a Porto anche gruppi del Triveneto e della Puglia. «Siamo qui per sentirci parte di una comunità più grande», raccontano Angelo e Lucia, 20 e 21 anni, di Barletta, arrivati a Porto dopo un lungo viaggio di tre giorni in autobus. Ma la fatica, assicurano, non li scoraggia. Ecco perché il Portogallo è già conquistato dalla loro energia.

Matteo Liut

© Avvenire, sabato 29 luglio 2023

clic qui per l’articolo sul sito diocesano