Saluto tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, che siete presenti a questa liturgia per il Rito di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato del caro Alessio. Un affettuoso saluto soprattutto ai suoi genitori e ai parenti, a questa comunità parrocchiale di Maria SS. del Carmine e al suo Parroco, il caro don Eugenio Fischetti, ai confratelli presbiteri e diaconi, agli educatori del Seminario Maggiore di Molfetta e alle Suore Francescane di Nostra Signora del Monte.

Viviamo con gioia – nei giorni della novena in preparazione alla festa dei Santi Medici Cosma e Damiano – questo momento di fede nel quale, per mezzo del sacrificio dell’eucarestia, vogliamo esprimere la nostra gratitudine al Signore per i doni del Suo infinito amore, con i quali continua ad elargire alla Sua Chiesa segni di vita e di speranza.

Il caro Alessio, dopo queste mie parole, dinanzi a tutti noi, manifesterà la sua ferma volontà di seguire il Signore Gesù nella via del sacerdozio ministeriale. È il suo semplice “sì” alla chiamata del Signore che trae fondamento proprio dal “sì” di Cristo stesso. La volontà di Alessio si incontra con la volontà della Chiesa (che attraverso di me lo conferma in questo cammino) ed entrambe (le volontà) trovano la loro principale giustificazione nella chiamata di Cristo, affinché questa passione, questo amore, porti in sé i tratti di Gesù buon Pastore.

Come gli apostoli nel giorno di Pasqua, anche tu – Alessio – sei stato incontrato dal Risorto. Non sei tu che hai scelto di incontrarlo, ma è Lui che ti ha incontrato. È Lui che è apparso nella tua vita, ti ha scelto posando su di te il Suo sguardo d’amore e di speranza, in un incontro del tutto particolare e personale.

Per te, continua a risuonare l’eco della preghiera che abbiamo rivolto poco fa con il salmista che ha definito «Beato il popolo scelto dal Signore». E tu… caro Alessio, per questo “dono di grazia” sei proprio nella beatitudine. Non dimenticarlo mai. Custodisci questo dono, davvero prezioso… custodiscilo “nell’amore”.

L’Apostolo Paolo, nel famoso Inno all’Amore, che è stato appena proclamato nella prima lettura (1Cor 12,31-13,13), scrivendo del rapporto tra carismi e ministeri, ha cura di presentare l’amore come il carisma più grande, «come la via migliore di tutte», per la quale bisogna imparare ad amare come Dio ama: per i suoi stessi motivi, con la sua stessa intensità, con una carica affettiva inesauribile, fatta di tenerezza, pazienza, benignità e compassione.

Ma tutto ciò non basta.

Bisogna apprendere dal Cristo ad amare come egli stesso ci ha amati: nella totale disponibilità al dono di sé stessi; nella piena apertura agli altri; nel desiderio di camminare sempre insieme.

Perché, quest’amore-carità, che è una forza che lo Spirito Santo ha infuso gratuitamente in ciascuno di noi, come un seme piantato fin dal giorno del nostro battesimo, con le due altre virtù teologali (la fede e la speranza), delle quali è di gran lunga superiore, ha bisogno di svilupparsi, crescere e manifestarsi nel nostro discepolato, percorrendo la “via” (che è il Signore stesso: Lui che è via, verità e vita…) che ci conduce alla salvezza.

Il Signore Gesù, nell’insegnamento evangelico, offrendoci un suggerimento ci mette in guardia: non basta semplicemente conoscere Dio (secondo la dottrina e nella razionalità) ma è necessario saperlo riconoscere (nell’esperienza concreta dell’apertura accogliente della storia).

Ci esorta, poi, a fuggire soprattutto il male dell’insoddisfazione, che allontana gli uomini da Dio, ruba la gioia dello stupore e blocca qualsiasi slancio di generosità che all’inverso genera fiducia.

Perché chi non spera nulla che vada al di là di ciò che attende, non riuscirà di certo ad entrare in empatia con il mondo che lo circonda e che purtroppo gli apparirà sempre ostile.

Riconoscere Dio, presente nella vita, significa amarlo e cercarlo nei volti e nelle storie delle persone che incrociamo, come l’amato che, desiderando la sua sposa, se tarda ad arrivare, non la attende passivamente ma si mette in cammino spinto dal desiderio d’incontrarla.

Se la conoscenza-razionale – ricorderà San Paolo (1Cor 8,1) – gonfia di orgoglio, la carità al contrario edifica. Ed è proprio per questo motivo che l’amore ci spinge a conoscere sempre meglio l’Amato, consapevoli che chi cerca veramente Dio, troverà finalmente sé stesso.

Caro Alessio, vorrei raccomandarti un’ultima cosa.

Chiedendo, oggi, di essere ammesso all’Ordine sacro, stai domandando di fatto di voler continuare la tua formazione per diventare presbitero in una Chiesa locale: la nostra Chiesa di Castellaneta. Si tratta di un legame stretto con me Vescovo, ma anche un legame “in questa” Chiesa e “per questa” Chiesa particolare, che significa, soprattutto, “per” e “con” la nostra gente.

Non dimenticarlo mai: si è preti per questo.

Bisogna educarsi (e a volte rieducarsi) ad amare la gente, amarla nella particolarità della loro condizione. Amare la gente che non si è scelta, ma si è trovata. Bisogna saper stare in mezzo ed avere – come ripete Papa Francesco – l’odore delle pecore. Purtroppo, a volte, la passione per la chiesa diocesana si affievolisce. Uno si pensa prete secondo un suo proprio disegno, magari organizza anche cose eccezionali, con una certa autosufficienza, ma non palpita con il ritmo della sua Chiesa locale. Se così fosse: si è fuori strada!

Ed allora, in questi prossimi anni di seminario, prima della tua ordinazione approfondisci sempre più questo legame fondamentale… questa Chiesa diocesana, la nostra gente: ha bisogno anche di te!

Rispondi sempre “si” all’amore del Signore, non solo con le parole, ma soprattutto con la testimonianza della tua vita, comportandoti come piace a Lui, aprendo il tuo cuore nel dialogo orante con Lui (la preghiera, fa crescere e rende fecondo il dono della vocazione, non dimenticarlo mai!). Lascia che il Signore operi con la sua grazia le meraviglie del suo amore che ti trasforma e ti rende continuamente consapevole di questo dono.

La Vergine Maria, qui venerata come la Madonna del Monte Carmelo, ripetendo anche a te come ai servi a Cana di Galilea: «Fai quello che il mio Figlio ti dirà», ti accompagni nell’eccomi della gioia verso la pienezza del dono. Amen!

 

+ Sabino Iannuzzi

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