Per la Messa in occasione del 60/o anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II – 11 ottobre 1962 -, presieduta questo pomeriggio da papa Francesco nella Basilica di San Pietro, è stata riesumata la salma di San Giovanni XXIII, il Pontefice che indisse il Concilio e ne guidò l’inizio, morto il 3 giugno del 1963. La salma è stata esposta nella navata della Basilica, custodita in una teca di vetro davanti all’altare centrale della Confessione.
“Papa Francesco desidera celebrare il 60/o anniversario dall’inizio del Concilio con una solenne celebrazione, anche per dare inizio ufficiale all’anno di preparazione del Giubileo 2025 dedicato alla riflessione e rivisitazione delle quattro Costituzioni conciliari”, ha sottolineato il Dicastero per l’Evangelizzazione.
E dell’esortazione a “tornare al Concilio” e a “ritrovare la passione del Concilio”, è stata tuta intrisa l’omelia del Pontefice, da lui letta seduto su una poltrona, mentre la Messa è stata officiata all’altare dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.
“Sempre c’è la tentazione di partire dall’io piuttosto che da Dio, di mettere le nostre agende prima del Vangelo, di lasciarci trasportare dal vento della mondanità per inseguire le mode del tempo o di rigettare il tempo che la Provvidenza ci dona per volgerci indietro”, ha detto il Papa.
“Stiamo però attenti: sia il progressismo che si accoda al mondo, sia il tradizionalismo, o ‘indietrismo’, che rimpiange un mondo passato, non sono prove d’amore, ma di infedeltà”.
“Riscopriamo il Concilio per ridare il primato a Dio, all’essenziale – ha affermato -: a una Chiesa che sia pazza di amore per il suo Signore e per tutti gli uomini, da Lui amati; a una Chiesa che sia ricca di Gesù e povera di mezzi; a una Chiesa che sia libera e liberante”. “La Chiesa sia abitata dalla gioia. Se non gioisce smentisce sé stessa, perché dimentica l’amore che l’ha creata”, ha invitato Francesco. “Eppure, quanti tra noi non riescono a vivere la fede con gioia, senza mormorare e senza criticare? – ha domandato – Una Chiesa innamorata di Gesù non ha tempo per scontri, per veleni e polemiche. Dio ci liberi dall’essere critici e insofferenti, aspri e arrabbiati”. Per il Pontefice, “essere Chiesa è testimoniare la bellezza del tuo amore”, “non è andare come se fossimo in una veglia funebre”.
Papa Bergoglio, memore del Concilio, ha anche ricordato che “la Chiesa è comunione. Il diavolo, invece, vuole seminare la zizzania della divisione. Non cediamo alle sue lusinghe, non cediamo alla tentazione della polarizzazione”. “Quante volte, dopo il Concilio, i cristiani si sono dati da fare per scegliere una parte nella Chiesa, senza accorgersi di lacerare il cuore della loro Madre! – ha osservato – Quante volte si è preferito essere ‘tifosi del proprio gruppo’ anziché servi di tutti, progressisti e conservatori piuttosto che fratelli e sorelle, ‘di destra’ o ‘di sinistra’ più che di Gesù; ergersi a ‘custodi della verità’ o a ‘solisti della novità’, anziché riconoscersi figli umili e grati della santa Madre Chiesa”. “Il Signore non ci vuole così – ha avvertito Francesco -: noi siamo le sue pecore, il suo gregge, e lo siamo solo insieme, uniti”. E ha invitato infine a superare “le nostalgie del passato” e “l’attaccamento al potere”. “E, se è giusto avere un’attenzione particolare, sia per i prediletti di Dio: per i poveri, gli scartati”, ha concluso. Il pastore deve “stare in mezzo al popolo, e non sopra il popolo: questo è un peccato brutto, il clericalismo – ha denunciato -, che uccide le pecore”.
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