La “cena biblica” è una esperienza che riprende quello che Gesù faceva già quando voleva incontrare qualcuno come, ad esempio, nelle nozze di Cana, o Zaccheo e Marta, oppure Maria o Lazzaro.
Il momento conviviale permette a Gesù di entrare ancora di più nel cuore di coloro che sono con Lui oppure di essere rifiutato, come accade per i farisei o i giudei. A partire da questa premessa la “cena biblica” non è solo un momento di svago o di ritrovo ma ha lo scopo di immergere i partecipanti in quel clima, in cui Gesù perdonava, amava, faceva sentire a casa ma anche istruiva, rimproverava, comunicava la legge di amore del Padre.
Ed è stato questo il clima che si è respirato ieri sera presso l’Oratorio “Maria del Popolo” di Surbo, dove l’Ufficio liturgico diocesano, diretto da don Mattia Murra, ha proposto un’iniziativa nuova, originale e carica di significato: “Il gusto del Mistero”, per riscoprire, attraverso alcuni sapori che incontriamo nell’agire liturgico, la profondità del Mistero cristiano.
La serata ha visto una discreta e variegata partecipazione di commensali provenire dalle diverse realtà parrocchiali diocesane. Dopo il canto iniziale di invocazione allo Spirito Santo – guidato dalle Suore del Fiat – don Mattia, da attento padrone di casa, ha presentato i relatori partecipanti e ha guidato la tempistica della serata. Si sono alternati momenti di meditazione e momenti di pasto.
La meditazione offerta è servita nel momento del pasto ai vari commensali seduti a gruppo, per continuare a riflettere su alcuni punti che sono stati oggetto della relazione. Il filo conduttore che ha guidato il cammino di riflessione e condivisione della serata è stato l’olio, come simbolo biblico e liturgico tra i più ricchi e stratificati: unguento di re e profeti, segno della consacrazione, medicina e luce.
“L’olio nella Parola di Dio – afferma don Michele Giannone – ricorre principalmente in due sfere: in quella quotidiana e in quella sacra. Nella quotidianità l’olio viene usato per cuocere, ma anche come unguento per la pelle secca o come medicinale per lenire le ferite (rif. Sal 23, oppure la parabola del buon samaritano), ma anche come combustibile per le lampade (parabola delle dieci vergini). Nella sfera sacra vediamo l’uso dell’olio nei momenti più solenni della vita sia civile che religiosa. Oltre all’unzione sacerdotale, viene usato per le unzioni regali, del Tempio e degli arredi sacri togliendo il luogo visto come oggetto per uso profano e lo si consacra a Dio”.
“Non possiamo parlare di olio nella liturgia se non comprendiamo le radici nella tradizione biblica, altrimenti non si comprenderà il senso dell’unzione nella liturgia. – sono le parole di don Vito Caputo -. Spesso, davanti a un’unzione si rimane indifferenti e a volte anche perplessi. L’olio inizia a essere usato nella liturgia già nell’antichità, nel III secolo d.C. in un documento liturgico antico – la Tradizione Apostolica – si trova l’utilizzo dell’olio nel battesimo sia dei Catecumeni che il sacro Crisma. L’olio ha tanti significati: l’olio è segno dello Spirito, della gioia, dell’abbondanza, della forza. Ma ha anche la funzione di consacrare. Appartenere a Dio. Infine, è anche segno di fraternità nel ministero della consolazione come cristiano”.
“L’olio della consacrazione nella vita morale ci dice che non ci possono essere scompartimenti cristiani e altri pagani o profani. Tutto ciò che vivi, che pensi o che proponi deve avere il sapore giusto del Vangelo. Vivere autenticamente la vita morale – conclude don Vincenzo Martella –significa far vivere Cristo nei propri pensieri, nelle proprie parole e nei propri atteggiamenti perché siamo stati conformati a Lui mediante il Battesimo e nell’Eucarestia”.
Scopo della cena è stato ricordare come le relazioni umane avvengano da sempre soprattutto in relazione al cibo e al momento della sua condivisione in una famiglia o in gruppo o con un ospite. Le cose migliori e più importanti, Gesù le ha fatte e dette a tavola! Se c’è quindi una via particolarmente feconda e sorprendente per gustare qualcosa del regno di Dio è proprio quella del cibo, linguaggio concreto con cui Dio conduce il suo popolo nelle fatiche e nelle gioie della storia.
Photogallery di Arturo Caprioli.







