Una domenica di fede, fraternità e condivisione ha segnato la celebrazione della IX Giornata mondiale dei poveri nella parrocchia di Santa Maria dell’Idria a Lecce, dove la comunità si è ritrovata attorno all’altare per vivere un momento di intensa comunione e di ascolto reciproco.
La santa messa è stata presieduta da mons. Cristoforo Palmieri, vescovo emerito della diocesi di Rrëshen, e concelebrata da don Nicola Macculi, direttore della Caritas diocesana, dal parroco Padre Carmine Madalese e dalla comunità dei Padri Vincenziani, nel contesto dell’Anno giubilare per i 400 anni di fondazione della Congregazione della Missione. A servire all’altare, Marco Maggioni, uno dei diaconi impegnati nei servizi Caritas, segno visibile di una Chiesa che si fa concreta nel servizio e nella prossimità.
La celebrazione, raccolta e partecipata, ha visto la presenza di numerosi poveri e persone in difficoltà, insieme ai volontari e ai fedeli della comunità parrocchiale. In un clima di accoglienza fraterna, la Parola di Dio è risuonata come invito a vivere la carità come cuore del Vangelo, ricordando le parole di San Vincenzo de’ Paoli: “I poveri sono i nostri padroni e signori; servirli è un onore che Dio ci concede.” Nel pronunciare l’omelia (IL TESTO INTEGRALE), mons. Palmieri ha richiamato con forza il motto scelto dal Santo Padre per questa edizione “Sei tu, mio Signore, la mia speranza” (salmo 71,5): “Molte angosce e sventure mi hai fatto vedere e, nonostante questo, il mio animo è aperto e fiducioso, perché saldo nella fede. Si fratelli e sorelle – continua il presule – per sentirci comunità di fede, speranza e carità, questo dovrebbe arrivare a ognuno di noi nell’accostarsi a chi è nel bisogno: non solo nel dar da mangiare a chi ha fame, vestire chi è nudo, visitare chi è malato ma offrirgli una parola di conforto e aprirlo alla speranza di un nuovo domani. Per concludere, ha ricordato con queste parole che la vera ricchezza della Chiesa è la sua capacità di farsi prossima, di chinarsi con misericordia su chi è ferito, senza giudizi e senza paura”.
Al termine della celebrazione, ha preso la parola don Nicola Macculi, direttore della Caritas diocesana, che ha ringraziato per l’ospitalità i Padri Vincenziani, la Fondazione Casa della Carità, il Gruppo Masci, tutti i volontari Caritas e il Gruppo del Volontariato Vincenziano che hanno collaborato nella preparazione della giornata: “Insieme abbiamo mostrato che la carità non è un gesto isolato, ma una rete viva che unisce persone e cuori. È il Vangelo che si fa servizio”.
Inoltre, ha ricordato l’appuntamento per domenica prossima 23 novembre per vivere insieme il Giubileo diocesano degli operatori delle Caritas parrocchiali e volontari in occasione dei 50anni della Caritas diocesana di Lecce per vivere una celebrazione in cattedrale quale buon segno per ricordare questa opera nei confronti della povertà in tutte le sue fasi, dai piccoli – nella povertà educativa – a nelle persone adulte o a chi è ammalato. Dopo la celebrazione, la festa si è spostata nel chiostro parrocchiale, dove si è tenuto il pranzo per i poveri, preparato con cura e amore dai volontari. Oltre centoventi commensali hanno condiviso il pasto in un clima di accoglienza e serenità, vivendo un autentico momento di fraternità. La IX Giornata mondiale dei poveri ci invita a ripensare la povertà non semplicemente come problema sociale da gestire, ma come sfida evangelica che interroga la nostra comunità, la nostra fede e il nostro stile di vita. Vivere questa giornata significa portare concretamente la vicinanza della Chiesa Cattolica agli ultimi, dare voce a chi spesso non ce l’ha, trasformare l’incontro con il povero in occasione di riscoperta del Vangelo, della dignità umana, della speranza. Come afferma Papa Leone XIV: «Ogni forma di povertà, senza eccezione, ci chiama a esperire il Vangelo concretamente e a offrire segni efficaci di speranza». In questa luce – in un Anno Giubilare per i 400 anni della fondazione della Congregazione della Missione – il pranzo, l’ascolto, la presenza nei volti e nelle storie diventano gesti profetici: segni di una Chiesa che non ha paura di chinarsi, di condividere, di sperare insieme. E così la Giornata diventa non solo un momento liturgico o caritativo, ma una tappa di un cammino che ci spinge a costruire relazioni nuove, a dare forma a una comunità che vive come famiglia di fratelli e sorelle.
Photogallery di Arturo Caprioli, Beatrice Sicuro e Stefano Belfiore







