
Carissimi fratelli e sorelle,
nella luce della seconda domenica di Avvento celebriamo la Solennità di San Nicola, Patrono della nostra città e della Chiesa diocesana.
Ci stiamo avvicinando a grandi passi alla conclusione dell’Anno giubilare, ma proseguiamo nel desiderio di camminare non da viandanti smarriti ma come pellegrini di speranza, certi che il Signore continuerà a far germogliare la vita anche dove noi scorgiamo solo tronchi tagliati e rami inariditi.
Oggi la Parola di Dio e la testimonianza di San Nicola si illuminano reciprocamente, offrendoci un’unica visione: quella di un’umanità rinnovata dalla giustizia, dalla misericordia e dalla pace.
Saluto caramente il Vicario generale, il Vicario foraneo, don Oronzo Marraffa, Parroco di questa comunità che ci accoglie a motivo di alcuni lavori in corso nella nostra Cattedrale, così come i parroci della città, i presbiteri, i diaconi, le religiose, i religiosi e i seminaristi; il Signor Sindaco Dott. Giambattista Di Pippa, le Autorità civili e militari, e tutti voi, carissimi fratelli e sorelle che partecipate con fede e devozione a questa celebrazione così cara alla nostra identità.
Il profeta Isaia oggi ci parla di un germoglio che spunta dal tronco di Iesse, di un virgulto che porta frutti nuovi (cfr. Is 11,1)
È l’immagine di Cristo, il Messia atteso, sul quale «si poserà lo Spirito del Signore: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore» (Is 11,2).
Ma questo germoglio è anche ciò che Dio vuole far rinascere in noi.
La storia nuova – quasi fiabesca – che Isaia annuncia non è riservata semplicemente al passato: è la storia che Dio continua a scrivere attraverso la docilità di ciascuno di noi all’azione – pur se misteriosa – dello Spirito.
Il mondo pacificato che Isaia sogna — «il lupo che dimora con l’agnello, il bambino che gioca sul covo del serpente» (Is 11,6.8) — sembra impossibile agli occhi della storia umana, dove a prevalere purtroppo sono violenza, ingiustizia e sospetti reciproci.
Ma ciò che appare impossibile all’uomo diventa possibile quando Dio interviene e trova cuori disponibili e non induriti. Ed allora, se il germoglio che viene nel mondo è Cristo, il germoglio che deve crescere nel mondo siamo noi.
È questa la dinamica che possiamo facilmente riconoscere nella vita di San Nicola.
In lui la profezia di Isaia si è fatta storia concreta. Perché è stato l’uomo di Dio che ha saputo giudicare con giustizia, difendere i poveri, sollevare gli oppressi, portare speranza nei momenti di carestia e di pericolo.
La sua forza, infatti, non proveniva dal potere umano, ma dalla capacità (dalla disponibilità) di lasciarsi guidare dalla forza dello Spirito del Signore.
In San Nicola, il “mondo nuovo” annunciato da Isaia è iniziato a fiorire, quando: la giustizia si chinava sui miseri, la misericordia diventava protezione, la pace si incarnava in gesti quotidiani.
Scorgendo la sua vita, infatti, si possono riscontrare numerosi gesti di profonda umanità: la dote alle fanciulle povere, l’intervento per la grande carestia a Mira, i miresi salvati dalla decapitazione e l’intervento per la riduzione del non equo tributo imposto ai miresi, per il quale non esito a recarsi a Costantinopoli e sfidare l’imperatore.
Tutta la sua esistenza è stata prova che la Parola di Dio, quando trova un cuore libero, diventa storia possibile. Pertanto, la sua eredità – per noi – non può ridursi a semplice devozione o folclore, ma deve necessariamente diventare impegno e concretezza di vita.
San Paolo, esortando i Romani, ci ricorda che tutto ciò che è scritto nelle Scritture è per la nostra consolazione, perché rimaniamo saldi nella speranza (cfr. Rm 15,4).
Accogliersi gli uni gli altri (cfr. Rm 15,7), come Cristo ha accolto noi, è la via per far crescere quel germoglio che Dio ha posto nel cuore della Chiesa e della nostra comunità.
La speranza, infatti, non è semplice ottimismo: è la forza di credere che Dio opera anche attraverso la nostra fragilità e le nostre scelte quotidiane.
Giovanni Battista, efficace e pungente come solo i profeti sanno fare, nella pagina del Vangelo, ci chiama con forza alla conversione: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino!» (Mt 3,2).
Lui non usa mezzi termini. La conversione non è un sentimento per essere “più buoni”, ma è un orientamento nuovo per la vita. È un cambio di mentalità. Non basta dire «abbiamo Abramo per padre» (Mt 3,9), come non basta dire “siamo cristiani” o “abbiamo San Nicola per protettore”. Giovanni strappa le maschere, chiede autenticità, chiede frutti.
È l’invito (è una chiamata, fatta con sollecitudine: ora e non domani!, senza adagiarci sulle nostre piccole o grandi convinzioni) «a lasciare le strade, comode ma fuorvianti, degli idoli di questo mondo: il successo a tutti i costi, il potere a scapito dei più deboli, la sete di ricchezze, il piacere a qualsiasi prezzo. E di aprire invece la strada al Signore che viene: Egli non toglie la nostra libertà, ma ci dona la vera felicità» (Francesco, Angelus, 4 dicembre 2016).
Giovanni Battista, questa sera, anche a noi che ci poniamo alla sua scuola, ci chiede:
– frutti concreti, non parole;
– cambiamento, non abitudine;
– coraggio, non apparenze religiose.
E tutto questo richiama anche ciascuno di noi a lasciarsi trasformare, così che la speranza – che sempre più stiamo richiamando in quest’anno giubilare – non resti un annuncio astratto, ma diventi una proposta concreta per un nuovo stile di vita.
Con questo spirito, oggi, nel giorno in cui facciamo festa per il nostro Patrono, desidero rivolgermi alla “mia” e “nostra” cara Castellaneta.
Lo faccio “da Padre e da Pastore”, con rispetto e riverenza per tutti, perché avverto forte il dovere di esortare – iniziando da me – al valore del bene comune, alla cura e custodia della nostra città, alla scelta di relazioni pacificate, al rifiuto delle parole che feriscono e dei gesti che dividono, all’uso moderato dei social, spesso utilizzati come campo di battaglie infruttuose e denigratorie, e a tutto ciò che permette a Castellaneta di crescere come comunità di pace e di speranza.
Lo dico senza invadere campi che non mi competono, ma animato dal desiderio evangelico e sorretto dalle parole del Profeta Isaia, che la nostra città sia realmente un luogo dove nessuno sia lupo per altri, e dove ogni agnello trovi protezione, dignità e ascolto.
In questo senso, la pace di cui oggi parliamo — la pace profetizzata da Isaia, la pace annunciata dal Battista, la pace vissuta da San Nicola — diventa per Castellaneta un impegno concreto.
È la pace “disarmata e disarmante” che Papa Leone XIV ci invita a riscoprire: una pace che smorza i toni aggressivi, che rifiuta le logiche di contrapposizione, che ridà valore al dialogo, che custodisce gli ultimi, che ascolta i fragili, che cerca il bene di tutti e non il vantaggio di pochi.
Una pace che diventa stile civile e responsabilità sociale.
Se Castellaneta saprà riscoprire questo stile, diventerà davvero una città in cui la speranza troverà terreno fertile per germogliare, tanto a livello civile e sociale, quanto a quello religioso ed ecclesiale.
Dentro questa cornice di festa, come ricordato all’inizio della celebrazione, viviamo oggi anche un momento prezioso: l’istituzione e il rinnovo dei Ministri Straordinari della Santa Comunione.
Carissimi fratelli e sorelle, il vostro ministero è un segno visibile di speranza: voi portate Cristo nelle case degli ammalati, consolate chi soffre, rendete presente la tenerezza del Signore dove la vita è fragile.
Attraverso il vostro servizio, il germoglio del Vangelo continua a crescere nelle pieghe più silenziose delle nostre comunità. Grazie che ci siete!
Fratelli e sorelle,
«se un buon Natale vuoi cominciare da San Nicola devi iniziare» si dice nella tradizione popolare… ed allora mentre ci avviciniamo al Natale, accogliamo il germoglio che abbraccia tutte le dimensioni del tempo e permettiamo a Cristo di far rifiorire ciò che nel nostro cuore e nella nostra città sembra arido.
San Nicola ci accompagni nel cammino, ci renda artigiani di pace, testimoni credibili di speranza e costruttori di un futuro sempre più giusto e fraterno.
Signore Gesù,
germoglio che vieni a rinnovare la nostra vita,
fa’ che il Tuo Spirito trovi in noi un cuore disponibile e docile.
Per intercessione di San Nicola,
rendici costruttori di pace nelle nostre famiglie,
artigiani di speranza nella nostra città,
custodi attenti dei più fragili.
Donaci la forza di scegliere il bene,
la gioia di accoglierci gli uni gli altri,
il coraggio di servire con umiltà e dedizione.
Concedi ai Ministri della Comunione
di portare il Tuo amore nelle case ferite,
e a tutti noi di essere segno vivo
di quella luce che Tu accendi nel mondo.
Resta con noi, Signore,
e fa’ rifiorire Castellaneta con la Tua pace.
Amen!
+ Sabino Iannuzzi







