Nelle suggestive mura dell’antica Abbazia di Santa Maria a Cerrate, cariche di storia e preghiera, si è svolto ieri pomeriggio, l’incontro di spiritualità che ha lasciato un segno indelebile nei cuori dei corsisti della Scuola diocesana di formazione teologica (Sdft) di Lecce.
Un’esperienza di profonda spiritualità, guidata con sapiente delicatezza dall’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta, che ha trasformato il silenzio dell’abbazia in un’armoniosa sinfonia di riflessione e fede. L’aria, pervasa dal sentore di pietre antiche e di fede vissuta, ha accolto i partecipanti in un clima di serena attesa.
L’appuntamento, atteso e partecipato, ha offerto ai presenti l’occasione di immergersi in uno dei luoghi più significativi del nostro territorio, dove storia, arte e fede continuano a intrecciarsi in un dialogo fecondo. Ad aprire l’incontro è stato il rettore dell’Abbazia, don Alessandro Scevola, che nel suo indirizzo di saluto ha ricordato come la formazione teologica non possa prescindere da un’esperienza spirituale viva, capace di radicarsi nella storia e nella vita concreta delle comunità cristiane.
A seguire, ha preso la parola il direttore della Sdft, don Piero Quarta, che ha invitato tutti i partecipanti a vivere quest’incontro come un’opportunità per riscoprire la propria vocazione interiore: “la formazione teologica non sia solo studio, ma cammino del cuore, spazio in cui il Signore ci plasma e ci chiama a donarci. Entriamo in questo luogo santo con uno spirito disponibile: qui il silenzio ci parla, la bellezza ci educa, e la Parola ci rinnova. Che questa esperienza ci aiuti a rimettere Dio al centro di ogni nostro pensare e agire”.
Il cuore dell’incontro è stata la meditazione proposta da mons. Angelo Raffaele Panzetta, che ha guidato la riflessione partendo dal passo evangelico di Luca 1, 5-22, in particolare dall’annuncio dell’angelo a Zaccaria: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita».
Un brano che, come ha sottolineato l’arcivescovo, “ci ricorda che ogni storia di fede inizia con una promessa che sorprende e disarma. Dio non entra nella nostra vita quando siamo pronti, ma quando siamo veri, con le nostre attese, le nostre ferite e i nostri silenzi”.
E ancora:”Zaccaria, sacerdote nel Tempio, vive un’esperienza di timore e stupore. Come lui, anche noi siamo invitati a lasciarci visitare da Dio, a credere che le nostre preghiere non cadono mai nel vuoto, che lo Spirito ci rende capaci di generare ciò che da soli non potremmo immaginare. Questa coppia vive il dramma di non avere futuro, perché questo si riteneva quando non si avevano figli. Ma Dio attraverso l’angelo gli parla. Per noi quel momento è molto importante, perché Giovanni sarà pieno di Spirito Santo che camminerà davanti al Signore e gli preparerà la strada”.
Infine – ha concluso il presule -, “io come fratello, come padre mi permetto di augurare questo a ciascuno di voi: il Signore ci apra le labbra e ci renda cantori di quella misericordia che abbiamo sperimentato nella nostra vita.”
La meditazione si è trasformata così in una vera esperienza spirituale, in cui storia, arte e Parola si sono intrecciate armoniosamente. L’antica abbazia, custode di fede e cultura, ha fatto da scenario ideale per un cammino che non è solo intellettuale, ma profondamente umano e credente.
Il pomeriggio si è concluso con la preghiera comune e con un senso condiviso di gratitudine. Un incontro che, nelle parole di mons. Panzetta, «non deve restare un episodio isolato, ma diventare memoria viva, punto da cui ripartire per un cammino di fede più consapevole, più libero e più luminoso».
Racconto per immagini di Arturo Caprioli.







