“Stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile”.
È netto Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali che celebriamo in questa domenica. Preferiamo dilungarci in messaggi frammentati che spesso non esprimono il senso vero del nostro dire e men che meno ci allenano all’ascolto.

 

E il Papa prosegue: “Tutti abbiamo le orecchie, ma tante volte anche chi ha un udito perfetto non riesce ad ascoltare l’altro. C’è infatti una sordità interiore, peggiore di quella fisica. L’ascolto, infatti, non riguarda solo il senso dell’udito, ma tutta la persona. La vera sede dell’ascolto è il cuore”.

 

Ecco quindi la chiave di volta delle nostre relazioni: ascoltarci e parlare col cuore. Un esercizio faticoso, ma necessario.
Anche a livello pastorale abbiamo da poco concluso un intenso esercizio di ascolto nel cammino sinodale e di questo voglio ringraziare di cuore tutti coloro che si sono coinvolti. Le sintesi prodotte, a livello parrocchiale e diocesano, prima ancora che essere consegnate alla CEI, sono il frutto del nostro ascolto reciproco, per questo preziose e da tenere sempre in vista nel cammino che ci attende. Nessuna parola, idea, intuizione dovrà andare perduta. Per questo invito i Parroci e i Consigli pastorali a farne traccia di lavoro per i prossimi anni e, soprattutto, a tenere vivo quel metodo di ascolto che ci ha così tanto appassionati. Che diventi prassi nelle nostre comunità!

 

L’ascolto è quindi presupposto di una efficace comunicazione.
In questa giornata dobbiamo fare tesoro dei diversi spunti che l’Ufficio Comunicazioni sta dando alla nostra Diocesi da svariati anni. Abbiamo compreso ormai che parlare di comunicazione sociale non è solo questione di mezzi, ma di scelte e stile che vanno pensati e attuati. Per questo è necessario far crescere la figura degli animatori della comunicazione, quali operatori pastorali di collegamento fra tutti gli ambiti. Ringrazio l’Ufficio per l’enorme impegno che mette in campo in tal senso.

 

Parlando di comunicazione, poi, non possiamo non considerare quello spazio privilegiato costituito dal nostro settimanale diocesano Luce e Vita, che si proietta verso il centenario della sua gloriosa storia. è una esperienza che non possiamo sciupare anche se viviamo in un tempo che non privilegia la carta stampata.

 

Voglio incoraggiare tutti, Sacerdoti e Laici, a non rinunciare al giornale. Ad esserne orgogliosi e convinti sostenitori. A dare le proprie idee anche per migliorarlo e ad affrontare questo tempo non facile.
Nel recente incontro di formazione del Clero, il 25 marzo scorso, il direttore del settimanale si è soffermato sulla necessità, anche in ambito ecclesiale, di non limitarci ad una comunicazione fatta di immagini e slogan, ma darci il tempo per leggere e soffermarci su pensieri, parole e argomenti che ci vengono proposti, grazie anche ad articoli di persone più esperte in alcuni ambiti, che generosamente mettono a disposizione le proprie competenze scrivendo sul nostro giornale. Rinnovo la mia gratitudine alla redazione per il faticoso e prezioso lavoro settimanale fatto per la Comunità.

 

Incoraggio la lettura e la diffusione di Luce e Vita, non come un peso o un dovere, ma convinto che esso possa essere compagno di viaggio di ciascuno di noi; affiancarsi nella formazione umana e cristiana dei nostri fedeli; farsi sempre più voce di chi non ha voce; essere lo specchio della nostra Chiesa e del nostro tempo; portare un un respiro diverso nelle nostre case; custodire la traccia della nostra storia.

 

La crisi che viviamo, anche economica, deve portarci a risparmiare su tutto, tranne che sulla formazione e sulla diffusione di una cultura ispirata al Vangelo.

 

In questo impegno le Comunicazioni sociali e Luce e Vita possono darci una mano.
Diamoci fiducia!

 

+ Domenico Cornacchia, vescovo

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