Questo brano rappresenta l’inizio di una nuova sezione del Vangelo (Mc 8,27-10,52), caratterizzata da tre annunzi della passione, morte e risurrezione di Gesù (8,31; 9,31; 10,33). In essa l’evangelista affronta il problema dell’identità di Gesù e indica i riflessi che il suo destino di sofferenza e di morte avrà su coloro che lo seguono. Il brano liturgico riguarda appunto il primo di questi annunzi.

In questo testo Gesù affronta direttamente il tema della sua identità. Questo motivo era emerso già più volte nelle sezioni precedenti del Vangelo, senza però ottenere alcuna risposta. Ora è lui stesso che ne parla, chiedendo anzitutto ai discepoli che cosa ne pensi la gente. Le risposte sono tante ma Gesù, oltre a non commentarle, si rivolge nuovamente ai discepoli e, questa volta, risuonano le parole di Simon Pietro che dice di Gesù: “Tu sei il Cristo!”. La risposta di Pietro è piena di fede, è frutto della sua esperienza personale, è la conclusione più logica a cui questo povero pescatore arriva dopo aver visto ciò che Gesù compie e aver ascoltato ciò che dice, ma ci accorgiamo seguendo il testo evangelico che c’è un fraintendimento di fondo tra ciò che pensa Pietro e ciò che pensa Gesù.

Il Cristo presentato da Gesù è quello di cui parlano le Scritture, come testimoniato dalla Prima Lettura che riporta il Terzo Canto del Servo del Signore del profeta Isaia nel quale emerge forte la sofferenza inflitta al Servo dagli uomini e la sua totale fiducia e abbandono in Dio. Questa concezione del Messia come Servo sofferente è quanto di più lontano e scandaloso si poteva proporre alla mentalità e alle aspettative degli ebrei; la reazione di Pietro è estremamente indicativa. Se per confessare la messianicità di Gesù è necessario l’ispirazione e la rivelazione del Padre, più difficile e faticoso è il cammino della fede che accetta lo “scandalo” della croce. I discepoli, pur distaccandosi dagli altri ascoltatori di Gesù, non hanno accettato la “necessità” della croce.

A questo compito di educazione e di purificazione della fede dei suoi discepoli, Gesù si dedicherà quasi esclusivamente nel seguito del Vangelo. Vi è un modo di ragionare secondo Dio, e ve ne è uno secondo gli uomini. Il criterio per distinguerli è uno solo: la croce, sulla quale ogni giorno si deve morire un poco a sé stessi. Per questo il rimprovero a Pietro è seguito da un invito ad andare dietro a Gesù, come «veri» discepoli. Il vero discepolo deve, anche lui, prendere la sua croce; bisogna infatti perdere la propria vita per ritrovarla.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico

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