La partecipazione numerosa della comunità leccese, al Convegno pastorale diocesano “Per uno stile sinodale nella nostra Chiesa” dei giorni scorsi, ci permette una chiara chiave di lettura del cammino contemporaneo della Chiesa di Lecce: la volontà di un popolo che vuole essere coinvolto nella storia della sua diocesi.
Una narrazione di cambiamenti radicali, nell’attualizzazione della comunicazione del Vangelo, interpella tutti a raccontare Gesù e non spiegare Gesù. Le prime ‘chiese’ sono state generate da esperienze di comunicazione, attorno ad un evento che ha fatto irruzione nella vita di comunità nate da parole profonde che un gruppo di uomini e donne si sono scambiati: parole rese possibili dalla Parola, dall’esperienza comune del Signore Risorto. Questa esperienza originaria torna a rivelarsi decisiva in un processo di nuova evangelizzazione.
Si tratta dell’adultità nella fede, che si riferisce a una fede matura, la quale non dipende da variabili cronologiche ma da atteggiamenti interiori e comportamenti esteriori, per cui anche un bambino può testimoniare una fede ‘adulta’.
Essenzialità, cristocentrismo e responsabilità: su questi nuclei di approfondimento si sono articolati i tre incontri del convegno, secondo una rinnovata necessità di restituzione in umanità.
Quali obiettivi si potrebbero porre, quindi, come priorità? Il primo si può delineare nella capacità di porsi domande.
‘L’adulto’ cristiano è il pellegrino in cerca del senso della sua esistenza, e il suo apprendimento è fortemente determinato dal modo di stare sulla terra e da ciò che impara per rispondere alle domande e alle sfide del mondo contemporaneo.
Il desiderio di ‘mettersi in cammino’ è sempre motivato da concreti bisogni e interessi, alla ricerca di ‘apprendimenti esistenziali’. Ne risulta, così, una concezione dell’adulto come capace di imparare per tutta la sua vita.
La stessa identità cristiana è oggi messa in discussione. Per molti cristiani, il cristianesimo non dà più risposte valide nella ricerca di significato e di coerenza nella realtà esistenziale terrena. Il modello ufficiale di cristiano non appare più accettabile a molti uomini e donne del nostro tempo; esso sembra relegato alla religiosità degli anziani. Alcune conseguenze tra le più evidenti sono la mancanza di gioia e di gusto ad essere cristiani, disorientamento e perdita degli elementi essenziali della fede.
Nello stesso momento, però, esiste una forte domanda di formazione religiosa nella Chiesa, anche se non sempre sorretta da adeguate motivazioni. È una domanda che chiede di venire orientata, educata.
Dietro le domande vanno individuate le attese, e le motivazioni. La motivazione è, come attesta la metodologia didattica, il fattore più importante nel processo di apprendimento ‘dell’aspirante’ adulto nella fede.
Il secondo obiettivo si può individuare nel saper accogliere le domande della realtà quotidiana.
La crescita umana va perciò concepita come un processo continuo di integrazione tra l’organismo, in continuo cambiamento, l’io individuale, con le sue rappresentazioni, sistemi di valori ecc., e la situazione specifica, sociale, culturale, storica.
Non si è mai propriamente adulti ma lo si diventa poco per volta.
Ed è proprio il modo di vivere questo processo, diventarne il soggetto attivo invece di subirlo, che costituisce il compito maggiore dell’età adulta. Già nel 1973 Paulo Freire ha messo in evidenza questa sfida di divenire ‘soggetto della propria storia’ e di conseguenza ‘della storia’.
L’itinerario globale può essere descritto come una presa di coscienza crescente, nonché una capacità di coscienza critica sempre più affinata riguardo all’agire e al volere di Dio e una partecipazione creatrice alla sua opera.
Infatti, cosa vuol dire essere cristiani se non assumere la forma di Cristo?
E il Signore ha parlato a tutti utilizzando linguaggi diversi in relazione a coloro cui si rivolgeva, nelle modalità e nel suo contesto di vita terrena.
L’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta, fedele al mandato di Papa Francesco: “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”, nel suo intervento programmatico per la Chiesa locale, sollecita “uno sguardo missionario, coraggioso e deciso per una corresponsabilità pastorale che metta al primo posto il primato della evangelizzazione”.
*referente sinodale diocesana







