Mercoledì 10 dicembre, la Conferenza Episcopale Pugliese ha concesso il prescritto nulla osta per l’introduzione della causa di Beatificazione e Canonizzazione della serva di Dio suor Chiara D’Amato, clarissa vissuta tra Seclì e Nardò nel XVII secolo.
La richiesta era stata presentata dal vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli, mons. Fernando Filograna, con l’intento di riportare alla luce la figura di una delle mistiche più straordinarie della storia spirituale pugliese.
Al secolo Isabella D’Amato, nacque il 14 marzo 1618 dal duca di Seclì Francesco D’Amato. Crebbe nel palazzo ducale del piccolo feudo salentino, distinguendosi sin dall’infanzia per un’indole dolce e riservata, nutrita da una precoce sensibilità religiosa. Fondamentale fu il rapporto con i frati Minori Osservanti del locale convento di Sant’Antonio.
Già a dieci anni Isabella avvertì chiaramente la chiamata alla vita consacrata e maturò la decisione di appartenere solo a Cristo. Le sue giornate scorrevano tra lunghe soste di preghiera nella cappella del palazzo, digiuni severi e pratiche penitenziali rigorose. Proprio in quella cappella, secondo la tradizione, ebbe la prima visione della Vergine: una figura vestita di bianco, adornata da una collana d’oro. A quell’apparizione ne seguirono molte altre, che scandirono la crescita spirituale della giovane.
Nel 1636, a diciotto anni, Isabella entrò nel monastero di Santa Chiara a Nardò insieme alla sorella minore Giovanna. Solo dodici anni più tardi, dopo un lungo e ponderato discernimento, poté emettere i voti solenni assumendo il nome di suor Chiara, in omaggio a santa Caterina da Siena, modello della sua vita mistica e penitente.
La monaca visse nel chiostro neretino un’esistenza radicalmente votata alla preghiera, alla mortificazione e al servizio delle consorelle. Digiuni prolungati, veglie notturne, autoflagellazioni e uno spirito di totale obbedienza la accompagnarono per tutta la vita. Le sue continue estasi, talvolta improvvise, “con il boccone in bocca”, la lasciavano inerte per ore, finché non veniva richiamata alla realtà dalla superiora. Quelle esperienze mistiche, spesso accompagnate da raptus, levitazioni e fenomeni di natura profetica, segnarono la fama spirituale della clarissa.
Un giorno fu presente a una sua estasi anche il cardinale Vincenzo Maria Orsini, futuro papa Benedetto XIII, durante una visita al vescovo neritino Orazio Fortunato. La scena, rimasta impressa nei testimoni, contribuì a diffondere in tutta la diocesi la fama di santità della religiosa.
La morte e il cuore mancante
Suor Chiara morì il 6 luglio 1693, dopo aver ricevuto l’estrema unzione e la benedizione papale in articulo mortis. Poco prima di morire, aveva confidato di non possedere più il cuore: Cristo stesso, raccontava, glielo aveva tolto durante una visione, donandole al suo posto un cuore “lucente come il cristallo”.
Sette anni dopo la morte, in occasione della traslazione del corpo, il vicario Orazio Giocoli ordinò al medico De Pandis di verificare la veridicità di quel racconto. L’autopsia rivelò che tutti gli organi interni erano perfettamente integri, tranne il cuore, inspiegabilmente assente.
Subito dopo la morte fu aperto un primo processo di beatificazione, che tuttavia non giunse a compimento. La documentazione rimasta — deposizioni, testimonianze sui miracoli, resoconti delle estasi, del cuore mancante e dello stato incorrotto del corpo — costituisce oggi il materiale su cui si fonda la nuova fase della causa.
Il nulla osta della Conferenza Episcopale Pugliese consente ora alla diocesi di Nardò-Gallipoli di istruire il processo diocesano, raccogliendo in forma sistematica tutte le testimonianze storiche, spirituali e miracolose relative a suor Chiara D’Amato.
Si tratta di un passaggio decisivo che restituisce alla comunità ecclesiale la memoria di una figura di donna, di religiosa e di mistica che seppe declinare in modo eroico la spiritualità clariana nel Salento del Seicento, lasciando dietro di sé un’aura di santità che la storia non ha mai completamente dimenticato.
Notevoli e di spessore sono stati gli studi sulla mistica figura pubblicati in questi anni da padre Cristoforo De Donno.







