È in corso la causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Giulio Carlo Alberto Rodolfo Castelli (o semplicemente P. Giulio Castelli d’O., come tutti lo conobbero), Filippino, che iniziò, praticamente, già subito dopo la sua morte avvenuta, appunto, in concetto di santità e che Carpino ebbe il privilegio di annoverarlo, all’inizio dello scorso secolo, tra i suoi presbiteri più prestigiosi e di cui molto se ne parlò all’epoca della sua grande figura carismatica.
Nacque a Torino il 26 giugno 1846 dal Cav. Innocenzo Castelli e da Giuseppina Romano e la sua famiglia comprendeva altri 4 fratelli e 1 sorella. Crebbe sotto la guida spirituale della mamma Giuseppina, che morì il 14 luglio 1859 quando il piccolo Giulio aveva solo 13 anni. Superò gli esami liceali il 22 luglio 1865, con la medaglia d’argento, e all’età di 19 anni entrò nell’Oratorio-Seminario di “San Filippo Neri”, della stessa natia città piemontese, accolto da P. Felice Carpignano, Preposito di quella congregazione religiosa. Venne consacrato Sacerdote, sempre a Torino, il 13 Marzo 1869 all’età di 23 anni. Morì a Cava de’ Tirreni (Salerno), dove trascorse la maggior parte della sua vita sacerdotale e spirituale, il 21 luglio 1926 all’età di 80 anni. Il 6 Settembre 1931 le sue spoglie mortali furono traslate dal locale cimitero civico di Cava alla Basilica-Santuario della Madonna dell’Olmo, della stessa cittadina.
Lasciò Torino per Roma nel 1889 per rispondere all’appello della Comunità Filippina di Santa Maria in Vallicella, per rianimare e ripopolare quella comunità. Da Roma a Civitella Roveto (in Abruzzo), a Catania e nel 1896 giunse a Cava de’ Tirreni, alla Basilica Pontificia di Santa Maria Incoronata dell’Olmo (o Maria SS.), dove fondò la “Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri”, accogliendo così l’invito a lui rivolto da Mons. Giuseppe Izzo, Vescovo di Amalfi-Cava, di prendere contestualmente possesso del Santuario di Maria SS. dell’Olmo. Ivi svolse il suo ministero apostolico con zelo pastorale, avendo cura soprattutto di sviluppare e diffondere la devozione della “Madonna dell’Olmo”, sull’insegnamento sempre a lui presente di S. Filippo Neri che in vita disse: “Figliuoli miei, siate devoti della Madonna, siate devoti a Maria.”
Agli inizi del ‘900, per 4 anni circa (dal 1903 al 1906), Padre Castelli, unitamente ad alcuni altri confratelli, nel suo incessante ed instancabile peregrinare, fu chiamato a Carpino, dall’allora Arciprete Francesco Maria Carisdeo, in qualità di Missionario ed animatore della locale Comunità parrocchiale e non solo, ma alla improvvisa morte di quest’ultimo (1904) P. Castelli dovette ricoprire, per pochi anni, anche l’incarico di Parroco del paese, oltre che di curato-economo, nonché Preposito della sua Congregazione religiosa, affidatogli dall’Arcivescovo Metropolita di Manfredonia dell’epoca Mons. Pasquale Gagliardi. Padre Castelli risulta che fu il 1° Religioso, in assoluto, a ricoprire l’incarico di Parroco a Carpino, dalla consacrazione e dedicazione della Chiesa Madre di San Nicola di Myra avvenuta al termine dei lavori di edificazione nel 1678. Dopo di lui, e non fu certo un caso, e precisamente tra il 1937 e il 1954, ben altri 3 Sacerdoti Religiosi dell’Ordine dei Filippini vennero a ricoprire l’incarico di Parroco, presso la stessa Chiesa (allora unica chiesa parrocchiale esistente).
Al termine della esperienza missionaria nel paese garganico, Padre Castelli ritornò definitivamente a Cava de’ Tirreni. Lì diventò Preposito Filippino, nonché Rettore e Cappellano del locale Ospedale Civile. In tutta la sua vita schivò volontariamente gli onori, i privilegi e le comodità dei devoti, in quanto considerò sempre tutti i suoi “figli” uguali in dignità, evitando preferenze. Del suo impegno nel mondo, si riportano alcune righe tratte dal libro “Sotto l’Olmo di Maria”, dal cap. VII (in calce tra le fonti consultate), che ben descrivono la figura di questa Grande Anima: “P. Castelli era di quegli uomini, che, pur lavorando in un posto con tutto l’impegno, non mettono mai radici e sono sempre pronti a spiccare il volo. Fu una specie di uccello migratore…”
A P. Castelli oggi a Carpino sono intitolati l’Istituto Scolastico omni comprensivo (che include dalle Scuole Materne al Liceo Scientifico) e una Strada cittadina della nuova zona di espansione del paese, nella “167”. Lo stesso Religioso, al termine della sua Missione nel paese garganico lasciò in dono una piccola statua in pietra tutt’ora esistente, del grande Santo da cui egli trasse esempio, forza, insegnamento e la vocazione, cioè San Filippo Neri (come la storia di questo Santo del 1500 racconta e insegna, fu il primo rappresentante del clero della Chiesa cattolica ad “inventare”, per così dire, “L’ORATORIO” per i bambini e ragazzi soprattutto soli, orfani, poveri, abbandonati, nonché il luogo della preghiera, dei canti, dei giochi, delle recite, della scuola e doposcuola, della mensa comune ed ai quali diceva – scherzosamente, e tale frase è rimasta famosa: “state buoni… se potete”; successivamente questi “Oratori” così concepiti, come si ricorderà, furono “ripresi” 300 anni dopo da un altro grande Santo della Chiesa, San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani), che depose in una nicchia non nella Chiesa Madre di San Nicola di Myra (dove esercitò il suo Apostolato e la sua Missione), ma sopra una piccola e antica cappella votiva privata in Corso Vittorio Emanuele, zona storica, conosciuta ed a tutt’oggi esistente e venerata come “La Madonnella” che viene aperta, per tradizione, solo durante la Settimana Santa (l’icona che vi è raffigura infatti è un busto della Madonna dell’Addolorata).
Tra le Opere di P. Castelli, nella sua breve permanenza garganica, vanno ricordate l’istituzione dell’Oratorio e del Seminario Filippino e quella di un piccolo Ospedale per persone povere, sole, abbandonate, per lo più anziani, che intitolò a “Santa Francesca Romana” e che affidò, allora, alle Suore “Figlie di Maria” (probabilmente il primo ordine monastico femminile che si insediò a Carpino e che andò ad occupare i locali a piano terra e quelli sottostanti dell’Istituto, avendo altresì cura e gestione della soprastante chiesa del “Purgatorio”, che ad oggi non esiste più). Tale struttura, anche dopo la partenza di P. Castelli, continuò ad esistere e successivamente, dopo la seconda guerra mondiale, oltre che come piccolo Ospedale, fu annesso un Ospizio per Anziani soli e senza famiglia. La gestione, nel frattempo, passò alle “Suore Discepole di Gesù Eucaristico” che giunsero a Carpino, in sostituzione delle precedenti già citate, alla fine degli anni ’40. L’Ospizio (il piccolo Ospedale ancor prima) cessò di esistere solo alla fine degli anni ’60, mentre le “Suore Discepole” restarono ancora nel loro Istituto con due Sezioni di Scuola Materna e una scuola di taglio, cucito e ricamo per ragazze. Dopo la partenza delle “Discepole” (fine anni ’80) la struttura, dopo alcuni anni di chiusura, successivamente fu riaperta e sostenuta, per pochi anni, dalle “Suore Ancelle del Sacro Cuore” con compiti di animazione e servizio all’altare e nelle funzioni religiose, per la Caritas Parrocchiale, aiuto alle famiglie e persone sole e abbandonate, doposcuola per bambini bisognosi, catechesi e nei confronti degli extracomunitari, soprattutto quelli di colore, numerosi soprattutto nel periodo della raccolta delle olive. Come dire che P. Castelli lasciò comunque a Carpino, come personale “eredità”, la sua sete di carità e di amore per il prossimo che idealmente continuò nel tempo e ciò non può non considerarsi un altro suo “miracolo”. È come se Padre Giulio Castelli non fosse mai andato via e vive ancora in mezzo alla “sua” Comunità carpinese. Si attende, ora, che un altro ordine monastico femminile possa eventualmente e nuovamente riaprire quell’Istituto, anche se bisogna fare i conti con la drastica diminuzione delle vocazioni, motivo per cui le precedenti Suore sono andate tutte via.
E proprio per quanto concerne il capitolo dei “miracoli”, per il processo di beatificazione e canonizzazione, a P. Giulio Castelli ne sono stati attribuiti alcuni. Ed è proprio per sfuggire alla fama di santità che lo circondava (evidentemente sentiva dentro di se un gran disagio…) che Padre Castelli lasciò Torino. Ma anche a Cava de’ Tirreni cominciava ad accadere la stessa cosa.
A Cava gli fu attribuita la guarigione, ormai insperata, di un giovane, Giulio Della Corte. Gravemente ammalato e ricoverato in quell’ospedale, i medici lo avevano dato ormai per spacciato. Il Servo di Dio si recò subito al suo capezzale e gli portò il viatico, poi si fermò ancora un poco a pregare in ginocchio e lo benedisse con una reliquia di san Filippo. Appena uscito P. Castelli, il giovane si sentì perfettamente guarito con grande meraviglia dei medici. Sempre a Cava avvenne altro miracolo del Padre Filippino attraverso il fenomeno cosiddetto della “bilocazione”, frequente nelle biografie dei santi; in tale circostanza guarì completamente da grave malattia un ragazzo, Teodoro Galdi, il quale vide realmente vicino al letto la figura di P. Castelli, ma che lo stesso, invece, era a sua volta ammalato nel suo letto ed impossibilitato ad alzarsi. Altro episodio simile del Servo di Dio venne narrato da un certo Alfonso Coppola, il quale asserì che mentre P. Castelli era a letto gravemente ammalato, una sua cognata, Raffaella Rescigno, si confessò proprio a lui nella sua casa, e ne ebbe i conforti desiderati. Un altro ennesimo miracolo attribuito a P. Castelli fu quello della guarigione della Signora Maria Trezza a Roma, gravemente ammalata. Ella aveva un figlio molto devoto del Padre Filippino, il Prof. Gaetano Trezza del Regio Liceo “G. Cesare”, il quale portò precipitosamente il sacerdote al capezzale della madre; fu da questi confessata e poi le accostò alle labbra la Sacra Ostia, e con una sua inseparabile e preziosa reliquia di San Filippo Neri le disse: “State di buon animo, voi guarirete per i vostri cari!” E così avvenne. Nel suo soggiorno a Roma, prima ancora della morte di Papa Leone XIII, P. Castelli predisse l’elezione al Pontificato di Pio X (Arcivescovo metropolita a Venezia) profetizzando: “Il Patriarca di Venezia sarà un buon Papa”. E parimenti da citare e ricordare l’episodio di Suor Letizia Passaro, la quale a causa di una insormontabile difficoltà fisica, evidentemente, non poteva entrare nel suo tanto desiderato Ordine religioso per diventare Suora, ma Padre Castelli incontrandola le disse: “Stai tranquilla, sarai Suora!”
Durante la sua permanenza a Carpino, si racconta che una mamma povera e disperata, forse vedova, portò un suo piccolo figliolo, ignudo e affamato, da P. Castelli per chiedergli soccorso; quel giorno il Sacerdote non aveva proprio nulla da offrirle, ma disse alla donna: “Più tardi verrà la Provvidenza e vi manderò a casa qualche cosa.” La “Provvidenza” (in cui P. Castelli sempre credette fermamente e fortemente) venne per davvero dopo poche ore e così poté soccorrere quella famiglia (con ogni probabilità, è evidente, qualcuno, che forse voleva restare ignoto, portò o fece portare in Parrocchia viveri ed indumenti che furono trovati nella Chiesa in quel momento deserta). Per quel motto che recita: “La Provvidenza scrive diritto su righe storte…” Il vecchio sagrestano di Carpino di quella chiesa dichiarò: “Io non ho mai visto, nella mia lunga vita di sagrestano, nessun altro sacerdote assistere i moribondi e i poveri con la pazienza e la carità del P. Castelli.” Altro episodio misterioso e soprannaturale avvenne sempre a Carpino (ma già di questo altro fenomeno se ne parlava sin da quando il Servo di Dio era nella sua Torino). Infatti, nel 1905, un giovane del locale Seminario Filippino appena istituito, tale Angelo Spagnuolo (poi diventato Maresciallo Maggiore dei Carabinieri) raccontò che una notte udì, tra veglia e sonno, un suono celestiale provenire dalla vicina cappella laterale della chiesa madre di San Nicola di Myra, dove P. Castelli era solito raccogliersi in preghiera fino a tarda ora. Il seminarista raggiunse la cappella e notò che non vi era nessun organo che suonasse, ma in un alone di luce e quella musica che continuava, vide il Padre Castelli lievitare dal pavimento e fin sopra l’altare della Madonna del Rosario, tutt’ora esistente. Lo stesso P. Castelli, cessato il fenomeno, sicuramente non ricordava affatto di ciò che gli era appena accaduto in quell’estasi di amore e di abbandono al Signore ed alla sua Santa Madre. Questo stesso fenomeno si racconta nella vita di San Filippo Neri.
Ora i fedeli di Torino, Cava de’ Tirreni, Carpino e di ogni altro luogo dove Padre Castelli posò i suoi piedi ed operò con la sua incessante ed instancabile Missione apostolica, nonché i suoi parenti, aspettano con devota trepidazione la sua Beatificazione e Canonizzazione e si auspica che sia proprio l’attuale Papa (guarda caso, da Papa Leone XIII, contemporaneo a P. Castelli che sicuramente conobbe, a Papa Leone XIV), a conferirgli tale onorificenza, e successivamente annoverarlo tra i Santi di Dio. Non meno ci si potrà sorprendere o meravigliare se un domani, neppure troppo lontano, a Padre Castelli verrà dedicato un film sulla sua vita.
Si riporta, di seguito, l’inno a Padre Giulio Castelli composto da Felice Cuomo in occasione della traslazione delle spoglie mortali del Servo di Dio dal cimitero di Cava de’ Tirreni alla Basilica di Santa Maria dell’Olmo.
Mimmo Delle Fave
Delegato parrocchiale Pastorale Comunicazioni Sociali
Al Sacerdote della Pietà
Giulio Castelli, soave nome!
Se appena il labbro ti sfiora, oh come
D’alti pensieri, di santi affetti
Vibrano i petti!
Se d’un estinto vivi e concordi
Serban le menti gesti e ricordi,
E intorno il grido cresce e si spande,
Dite: – Egli è grande –
Se di chi muore vivon nei cuori
Opre benigne, nobili ardori,
Simili ad eco d’un sacro canto,
Dite: – Egli è santo –
Qui non è zolla, qui non è strada
Di questa nostra verde contrada,
Che non sussurri con gli arboscelli:
– Padre Castelli! –
Qui non è labbro, qui non è cuore,
Che non ripeta con pio fervore
Di lui che visse umile e pio:
– uomo di Dio! –
Dagli anni primi Giulio fu visto
Toccar devoto l’ara di Cristo:
Splendeva in cima dei suoi pensieri
Filippo Neri.
Filippo Neri, mite e sereno,
Chiama i fanciulli del Nazareno:
Padre gentile, santa carezza
Di giovinezza!
Di tanto Padre degno figliuolo,
Giulio trascorre l’italo suolo:
Con l’opra e il fuoco di sua parola
Guida e consola!
Esulta, esulta, natia Torino!
Del tuo Castelli grande è il cammino.
Chiama e sorregge l’alto campione
Il gran Leone.
O fortunata, o benedetta
Cava che fosti di lui l’eletta,
Vedi il meriggio, vedi la sera
Di sua carriera.
Invitta fede, pietà veggente,
Di sacro fuoco roveto ardente,
Formano il serto di stelle e il vanto
Del nostro canto.
Scudo agli oppressi, braccio ai languenti,
Speranza ai mesti, luce ai morenti,
Egli risana l’aspre ferite
Di tante vite.
Or torna all’ombra dell’Olmo sacro,
Torna al divino bel simulacro
Della Madonna, tuo culto e amore
Di tutte l’ore;
Torna all’omaggio di tutti noi;
Torna all’amore dei figli tuoi;
Torna alla gloria dei tuoi fratelli,
Giulio Castelli!
Mimmo Delle Fave
Delegato Parrocchiale Pastorale Comunicazioni Sociali
Fonti consultate:
– “Storia di un’Anima: P. Giulio Castelli” – Opuscolo del Sac. G. Trezza – Tipografia E. Coda, Cava de’ Tirreni, 1942;
– ” Sotto l’Olmo di Maria – Il Servo di Dio P. Giulio Castelli dell’Oratorio” di P. D. F. M. Mezza o. s. b.
Pubblicazioni Badia di Cava de’ Tirreni, 1950;
– “P. Giulio Castelli 1846-1926” – Cenni biografici sulla vita del Servo di Dio – Opuscolo di P. A. Gallo
minimo conventuale – Ediz. Basilica Pontificia di Maria SS. dell’Olmo – Cava de’ Tirreni, 1987.







