26 Novembre 2025
Il 23 novembre 2025, nella Lettera apostolica In unitate fidei scritta per il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, Papa Leone XIV ha dedicato un intero paragrafo (il n. 12) al tema dell’ecumenismo, presentandolo come una delle sfide più importanti per la chiesa del post concilio.
Il Papa ha ricordato che il raggiungimento dell’unità di tutti i cristiani è stato uno degli obiettivi principali del Concilio Vaticano II e che, esattamente trent’anni fa, san Giovanni Paolo II lo aveva rilanciato con l’enciclica Ut unum sint, considerata la prima enciclica veramente ecumenica della storia. Vengono celebrati insieme due anniversari: quello del primo grande concilio della Chiesa e quello del documento che ne ha raccolto e aggiornato l’eredità ecumenica.
In sessant’anni di movimento ecumenico sono stati compiuti molti passi avanti. Anche se la piena unità visibile con le Chiese ortodosse e con le comunità ecclesiali nate dalla Riforma non è ancora raggiunta, il dialogo ha permesso di riconoscersi reciprocamente come fratelli e sorelle in Cristo, a partire dall’unico battesimo e dalla comune professione del Credo niceno-costantinopolitano. Ciò che ci unisce (la fede nell’unico Dio Padre, nell’unico Signore Gesù Cristo e nell’unico Spirito Santo) è infinitamente più grande di ciò che ancora ci divide.
In un mondo pieno di conflitti, questa comunione già reale, anche se imperfetta, può diventare segno credibile di pace e strumento di riconciliazione per tutta l’umanità. I martiri di tutte le Chiese e comunità cristiane, di cui san Giovanni Paolo II parlava spesso, ci ricordano che il sangue versato per Cristo ci unisce più di qualsiasi differenza dottrinale.
Il Credo di Nicea offre proprio il modello di unità nella legittima diversità: come nella Trinità c’è unità senza confusione e distinzione senza separazione, così deve essere tra i cristiani. L’unità non è tirannia dell’uniformità, né la diversità è disgregazione; è piuttosto un “et-et” che accoglie e valorizza i doni dell’altro. Lo Spirito Santo è il vincolo d’amore che tiene unito il Padre e il Figlio e che vuole radunare tutti noi.
Per questo il Papa invita a lasciarsi alle spalle le vecchie controversie teologiche che non più senso di esistere; esorta a coltivare una visione comune che scaturisca dalla preghiera, chiedendo allo Spirito di riunirci nell’unica fede e nell’unico amore.
L’ecumenismo che Leone XIV propone non guarda al passato (non è un “ritorno” alla situazione prima degli scismi, né un semplice riconoscimento dello status quo delle attuali confessioni), ma guarda al futuro: è un cammino di riconciliazione, di scambio dei doni spirituali, di arricchimento reciproco. Richiede pazienza, ascolto, pentimento e conversione da parte di tutti. È soprattutto un ecumenismo spirituale, fatto di preghiera, lode e agire comune, come avvenne proprio quando la Chiesa antica compose il Credo.
La lettera si chiude con una lunga e bella invocazione allo Spirito Santo, affinché guidi i credenti nella storia, rinnovi la fede, accenda la carità e ci doni di gustare già ora la bellezza della comunione piena, perché il mondo, vedendo la nostra unità, creda nel Vangelo.
Papa Leone ci esorta a considerare il Concilio di Nicea non solo come un evento storico, esso è molto di più: una bussola per il presente e una visione per il futuro. percorrere la via per l’unità dei cristiani rimane una sfida impegnativa, ma essa, quando avverrà, sarà soprattutto un dono dello Spirito che siamo chiamati ad invocare e accogliere con gioia e perseveranza.
Fr. Umberto Panipucci
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