Omelia nella Messa esequiale di Vincenzo De Santis, padre di don Luca
Chiesa san Vincenzo, Miggiano, 8 settembre 2023.

Caro don Luca, 
cari fratelli e sorelle, 

la morte ci raggiunge sempre nella sua dimensione enigmatica. La vita all’improvviso svanisce, si spezzano i legami, e un senso di smarrimento invade il cuore. Sperimentiamo il limite della nostra esistenza che da soli non riusciamo a risolvere. La morte del nostro fratello Vincenzo, come la morte di tutti, evidenzia questa dimensione: rimaniamo così sbigottiti e attoniti, consapevoli che la vita è veramente come il fiore del campo che fiorisce al mattino e la sera dissecca. 

Come abbiamo ascoltato nella Parola di Dio, questa dimensione propriamente umana viene accolta e sostenuta dalla sua misericordia. Nella sua magnanimità, Dio non ci abbandona, ma accoglie il nostro dolore e prende su di sé la nostra indigenza. Siamo così chiamati a rinsaldare la nostra speranza, a guardare con gli occhi della fede anche l’esito finale della nostra vita. In tal modo, ogni momento dell’esistenza, anche l’avvenimento della morte è illuminato dal mistero pasquale di Gesù. Non è più un enigma oscuro, incomprensibile e impenetrabile, ma un mistero, ossia una realtà sovrabbondante che ci invita a guardare oltre la vita e a scoprire più in profondità il suo significato e la sua meta. 

Questo capovolgimento di prospettiva avviene non per una nostra capacità di indagine, ma per la misericordia di Dio. Essa ci avvolge e supera ogni dimensione di estrema fragilità. Invito naturalmente don Luca, la mamma, i fratelli, le sorelle, i parenti e tutti quanti noi a vivere questo momento celebrativo nella luce della Pasqua di Cristo, ricordando quello che l’apostolo Paolo afferma nella sua lettera ai Corinti: Cristo risorge come primizia di coloro che sono morti (cf. 1Cor 15, 20-26). 

In ordine di tempo, viene prima la risurrezione di Gesù. Dopo di lui, lo segue una moltitudine di persone in virtù della comunione che si è realizzata con i sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia. Anche il nostro fratello Vincenzo, che ha vissuto la sua esperienza cristiana, si è unito a Cristo sacramentalmente e ora si unisce a lui esistenzialmente. La fragilità della sua umanità è assunta dalla forza della risurrezione di Cristo.

 La Parola, che abbiamo ascoltato, diventa per noi molto esplicativa e performativa.  Ci consola e ci aiuta a vivere questo momento di dolore con la certezza che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e che nessun tormento le toccherà. Anche se agli occhi umani sembrano dileguarsi e scomparire, in realtà essi sono nella pace. La verità di questa parola non si fonda sul nostro desiderio, su una nostra aspirazione, ma sulla certezza che nasce dalla fede nell’evento pasquale. La partecipazione sacramentale, che viviamo durante la nostra vita terrena, ci lega profondamente a Cristo e dove è il capo là sono le sue membra. Il nostro fratello Vincenzo è già inserito nella Pasqua di Cristo. Mentre lo accompagniamo in questo suo cammino verso la casa del Padre, siamo consapevoli che egli è già nella pace. Il Signore lo ha già accolto nella sua casa e gli ha dato il premio per le sue fatiche. 

Chi è stato il nostro fratello Vincenzo? Don Luca, la signora, i parenti, voi stessi, cari miggianesi, lo avete conosciuto. Possiamo dire che è stato un uomo onesto e laborioso. Si è dedicato al lavoro, alla famiglia, alla vita di comunità. Nella sua semplicità si scopre una cosa di grande valore che noi stessi ora non possiamo comprendere né possiamo valutare. Il metro di misura spetta a Dio. I suoi parametri di giudizio sono diversi dai nostri. La sacra Scrittura attesta che le sue vie sono diverse dalle nostre, il suo modo di pensare e di valutare differisce dal nostro. 

Per il nostro fratello Vincenzo oggi si apre una porta. La morte non chiude, ma apre alla vita. Non è la fine, ma è entrare in una realtà più profonda, nel mistero della risurrezione di Cristo. Significa oltrepassare la soglia dell’esistenza terrena per entrare pienamente nel corpo di Cristo e partecipare alla sua vita gloriosa. 

Viviamo con questo sentimento questa celebrazione esequiale. Lo dico in una maniera particolare a don Luca e alla sua famiglia. Nel tuo ministero, come parroco e come sacerdote hai più volte esortato i fedeli a considerare la morte come passaggio. Li hai invitati a vigilare, a essere attenti e pronti per la venuta del Signore, a vivere l’esperienza di fede in profondità.

Trasformiamo il dolore nella capacità di annunciare liturgicamente ed esperienzialmente la verità del mistero di Gesù. Viviamo con questi sentimenti il rito esequiale e accompagniamo con la preghiera il nostro fratello Vincenzo all’incontro beatificante con Cristo risorto.

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