Questi sono giorni frenetici per don Vito Caputo, il parroco della cattedrale, mentre si avvicina la festa patronale dei leccesi in onore dei Santi Oronzo Giusto e Fortunato. Il nuovo baldacchino è stato già allestito, nei prossimi giorni verranno intronizzate le antiche statue e il 15 di agosto l’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta darà il via alla preparazione.

 

 

 

 

Don Vito, almeno due sono i fattori straordinari di significato che caratterizzano la festa di quest’anno in onore del Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, patroni della città e della Chiesa di Lecce: l’evento universale del Giubileo della speranza e la prima volta del nuovo pastore, l’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta, 66.mo successore sulla cattedra leccese, secondo la cronotassi riconosciuta dagli studiosi. Cosa suggerire ai fedeli e ai devoti della diocesi per vivere al meglio la festa religiosa?

Le feste patronali in onore dei santi, nel nostro Salento e – aggiungerei – in tutto il sud Italia, hanno avuto e continuano ad avere sempre un carattere rilevante anche nel senso della fede del popolo di Dio. Quest’anno la nostra festa si colloca all’interno di queste due eventi importanti, uno riguarda la Chiesa universale, l’altro – l’arrivo del nuovo pastore – la nostra diocesi di Lecce. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’Anno Santo, credo che sia opportuno ricordare che la chiesa cattedrale, nella quale sono anche venerati i nostri santi protettori, è l’unica chiesa giubilare della diocesi (LEGGI) e che nei giorni della festa, specie durante il triduo, numerosi saranno i pellegrini che ne varcheranno la soglia per pregare e affidare all’intercessione dei santi le fatiche e le speranze. Sarebbe bello, specie per chi non potrà recarsi alle Porte Sante romane nei pochi mesi che restano prima della chiusura, approfittare di questa coincidenza e, visitando la cattedrale, vivere – individualmente o in gruppo – il Giubileo della speranza ottenendo, alle consuete condizioni, il dono dell’indulgenza plenaria (LEGGI). Da parroco, posso assicurare che nei giorni della festa verrà intensificato il servizio dei sacerdoti incaricati per amministrare il sacramento della riconciliazione.

 

 

E poi, don Vito, c’è la novità del nuovo arcivescovo che presiederà le liturgie più solenni…

Circa il secondo fattore, la presidenza delle celebrazioni da parte del nuovo arcivescovo, credo che anche lui stia vivendo questi giorni di attesa e di preparazione con santa curiosità e comprensibile trepidazione. Come si evince dal programma dei sacri riti, sia in cattedrale che nelle marine (LEGGI) diverse saranno le liturgie che presiederà nei giorni della preparazione e del triduo finale. E credo che resterà impressionato dalla grande partecipazione di popolo soprattutto alla processione del 24 agosto. Sarà per lui un’ulteriore immersione spirituale e pastorale nella Chiesa locale che è stato, di recente, chiamato a guidare. Attendiamo di essere illuminati dalle sue parole e anche il territorio si aspetta, specie dal tradizionale “Messaggio alla città”, indicazioni per la vita cristiana sull’esempio dei nostri santi martiri.

 

 

Ma veniamo al senso autentico della festa patronale. Come i cristiani dovrebbero vivere al meglio questi giorni?

Credo che il primo atteggiamento di ogni battezzato sia quello della preparazione dello spirito per comprendere il senso vero della festa in onore dei santi. Che certamente non consiste nelle luminarie, nelle bancarelle e negli spettacoli, elementi della nostra tradizione che vanno custoditi e promossi anche a vantaggio delle nuove generazioni affinché non vadano perduti. Sono elementi che afferiscono alla nostra identità e, in quanto tali, occorre sempre mantenere e rilanciare. Ma per chi crede, fare festa per fare memoria dei nostri santi martiri, è soprattutto altro. Il primato della Parola di Dio non può passare in secondo piano ed è per questo che occorre preparare lo spirito all’ascolto e al desiderio del rinnovamento interiore. I santi a questo ci invitano. E i martiri ci aiutano a capire dove può arrivare il coraggio di un battezzato capace di rinunciare al dono della vita a causa del Vangelo. Certo il Signore non ci chiede questo, oggi. Però, scriveva Papa Benedetto XVI “La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio, cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni. Ma questo può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio” (Udienza generale – Castel Gandolfo, 29 agosto 2012). Infine, ma non per ultimo, la carità. La festa ci deve ricordare che lo stare insieme e la condivisione di questi giorni non possono esimerci dal ricordarci di chi, per qualunque motivo, quest’anno non potrà esprimere gioia piena a causa delle sue precarie condizioni di vita. Facciamo in modo che la festa arrivi fino a loro, fino ai poveri nel corpo e nello spirito. Sappiamo come fare.

 

 

 

 

Infine, al netto della variazione dell’orario del pontificale del 26 agosto che il nuovo arcivescovo ha voluto trasferire di sera e all’aperto, in piazza, l’altra grande novità è la peregrinatio orontiana che si svolgerà in contemporanea con i giorni dell’undena in cattedrale, nelle località di mare della diocesi. Come è nata l’idea e quali sono le sfumature pastorali dell’iniziativa?

L’idea è nata lo scorso anno durante la verifica pastorale dell’estate 2024 nelle marine della diocesi. Non nascondo di essere stato io stesso a partorirla e a proporla ai sacerdoti che nei mesi estivi svolgono attività pastorale e assistenza spirituale lungo la nostra costa adriatica, da Campo di Mare a Torre Sant’Andrea. Come parroco della cattedrale, chiesi loro la disponibilità per l’anno successivo di poter preparare la festa 2025 anche attraverso un’undena itinerante. Devo dire che l’iniziativa è stata ben recepita e accettata da tutti i confratelli coinvolti e così l’abbiamo proposta all’arcivescovo che l’ha benevolmente accolta. Ci siamo messi al lavoro per organizzarla nei dettagli, immaginando anche le alternative negli spostamenti giornalieri nel caso in cui le condizioni avverse del mare non consentiranno i trasferimenti da un lido all’altro via mare. L’arcivescovo, al termine del pontificale del 15 agosto, benedirà la nuova statua fatta realizzare in un materiale resistente anche all’acqua e dal 16 agosto questo nuovo simulacro di Sant’Oronzo raggiungerà tutti i villeggianti. Dietro la mia proposta due esigenze reali. Da un lato, la costatazione che in agosto la città si svuota e tanti Leccesi si riversano nelle località di mare: di fatto è storicamente limitata la presenza dei fedeli in cattedrale alla celebrazione dell’undena di preparazione alla festa. La seconda esigenza è, in qualche modo, conseguenza della prima: cos’è la “Chiesa in uscita” lanciata da Papa Francesco nella “Evangelii gaudium”? “La Chiesa ‘in uscita’ – scrive Bergoglio al n. 24 dell’Esortazione apostolica – è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano”. Che festeggiano pure. In altre parole, è il tentativo di portare la Bella Notizia laddove le persone, le famiglie e le comunità vivono d’estate. E di portare la festa patronale della nostra Chiesa diocesana in mezzo a loro. Vogliamo avvicinare e coinvolgere leccesi e salentini che sono sul litorale ma anche i numerosi turisti che villeggiano qui per far conoscere loro la figura di Sant’Oronzo e – attraverso il suo esempio di convertito, di discepolo e di martire – quel Cristo per cui il nostro protettore ha dato la vita.

 

 

clic qui per l’articolo sul sito del giornale della Diocesi