“Oggi torniamo qui dove tutto era iniziato: nella sede di Pietro, il 30 gennaio 2021, quando rivolgendosi all’Ufficio catechistico nazionale, il Papa ci incoraggiò a intraprendere in modo deciso il Cammino sinodale”.

 

 

 

 

“Lo ringraziamo per l’attenzione paterna che sempre rivolge alle Chiese in Italia e gli assicuriamo la nostra preghiera per la sua salute”. Nell’introdurre la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia – dopo la prima svoltasi a novembre nella basilica di San Paolo fuori le mura – il primo pensiero del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei è andato al Santo Padre, che sta trascorrendo la convalescenza a Casa Santa Marta, dopo il ricovero di 38 giorni al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. E pur non essendo presente, Papa Francesco ha voluto inviare un messaggio ai mille partecipanti, tra vescovi delegati delle diocesi e invitati.

La gioia cristiana non è mai esclusiva, ma sempre inclusiva, è per tutti”, vi si legge: “E’ dono di Dio; non è una facile allegria, non nasce da comode soluzioni ai problemi, non evita la croce, ma sgorga dalla certezza che il Signore non ci lascia mai soli. Ne ho fatto esperienza anch’io nel ricovero in ospedale, e ora in questo tempo di convalescenza”.

La Chiesa non è fatta di maggioranze o di minoranze”, avverte Francesco esortando la Chiesa italiana a lasciarsi guidare “dall’armonia creativa che è generata dallo Spirito Santo”. In un mondo “attratto dalla forza di un io che si impone e risolve, con sintesi che a volte appaiono grottesche, altre preoccupanti e pericolose”, la gioia cristiana “è comunitaria, ecclesiale, non per élite di Chiesa, ma finalmente al plurale e per tutti”, l’affresco del presidente della Cei. Perché “non c’è gioia cristiana senza inserimento pieno nella storia, senza coinvolgimento attivo nelle vicende della gente, senza lettura dei segni dei tempi, senza amore per tutti, soprattutto per quanti si trovano relegati, loro malgrado, nelle periferie esistenziali”. “La gioia che vogliamo annunciare è nostra nel senso che è di tutta la Chiesa ed è anche aperta, offerta con rara gratuità a ogni donna e uomo di questo nostro tempo”, ha proseguito Zuppi, secondo il quale “un primo risultato del Cammino sinodale è stato lo stile dell’ascolto ecclesiale, a cui è corrisposta la libertà di chi si è espresso sentendosi partecipe e accolto. Non dovremo perdere questo slancio anche in futuro”.

Tutti noi sappiamo che sono le persone a cambiare le strutture, e non viceversa”, la consegna per questa fase finale: “Non ci sottrarremo certo alla responsabilità di cambiare le procedure, a livello diocesano, regionale e anche nazionale, se lo riterremo necessario: ma non perdiamo l’orizzonte spirituale entro cui ci muoviamo”.

Non ci rassegniamo davanti alla realtà malata della società, come se non si avesse niente da dire o da dare”, ha affermato Zuppi: “Dalla fraternità dei pochi alla fraternità senza confini. Questo è il mio augurio: che alla fine di questa Seconda Assemblea sinodale delle Chiese che sono in Italia tutti insieme si possa dire che costruiamo comunità aperte, piene di Dio e di umanità”.

 

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