PRESENTAZIONE

Desidero che nel tempo di Avvento e Natale i nostri occhi, guidati da quella “luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), ravvivassero, più di ogni luce natalizia, le strade, i quartieri e i luoghi delle nostre comunità con sguardi attenti, capaci di tenerezza, vicinanza e cura del prossimo. Ci guiderà la frase tratta da una preghiera di Jean Debruynne, presbitero e poeta francese (1925- 2006): “Solo l’attenzione è capace di amare!”. Quanto è vera questa frase! Ne è testimone la vita stessa: l’amore non ha bisogno di parole, ma di fatti, di vicinanza concreta. Sarebbe bello se, nel tempo dell’Avvento e del Natale, questa frase trovasse anche una collocazione nelle nostre parrocchie, magari vicino al presbiterio o al presepe. In ogni modo, il posto che essa troverà nelle nostre esistenze merita più attenzione. In un’altra poesia, lo stesso sacerdote, che di cammini se ne intendeva essedo stato cappellano generale delle Guide e degli Scout francesi per molti anni, si esprime così:

 

“Ti auguro di vivere senza lasciarti comprare dal denaro.

Ti auguro di vivere senza marca, senza etichetta, senza distinzione, senza altro nome che quello di uomo.

Ti auguro di vivere senza rendere nessuno tua vittima.

Ti auguro di vivere senza sospettare o condannare nemmeno a fior di labbra.

Ti auguro di vivere in un mondo dove ognuno abbia il diritto di diventare tuo fratello e farsi tuo prossimo”.

 

Vi consegno entrambi i testi di Debruynne*, siano oggetto di preghiera e di riflessione personale e comunitaria. È il mio augurio per tutti voi in questo Natale e per questi tempi così complessi dove, come ha saggiamente detto Franco Ferrarotti, sociologo italiano da pochi giorni scomparso, “Viviamo il malessere del benessere”. La missione dei cristiani nel mondo non può esaurirsi in una lettura sociologica e politica, è uno sguardo Altro: lo sguardo di Gesù! Come possiamo diventare suoi discepoli se non impariamo a conoscere il suo sguardo e il suo modo di “stare” al mondo? Avvento, nel suo significato più profondo, dice avvicinamento, visita, presenza di Dio in mezzo a noi: «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo… E di nuovo verrà, nella gloria» (simbolo niceno-costantinopolitano). La presenza di Cristo nella storia è collegata al nostro modo di stare al mondo. “Questa venuta permanente del Signore nell’annuncio del Vangelo richiede continuamente la nostra collaborazione; e la Chiesa, che è come la Fidanzata, la promessa Sposa dell’Agnello di Dio crocifisso e risorto (cfr Ap 21,9), in comunione con il suo Signore collabora in questa venuta del Signore” (Benedetto XVI, Angelus, 2 dicembre 2012). Papa Francesco, nella bolla di indizione del prossimo giubileo, Spes non confundit, ci invita ad essere pellegrini di Speranza, ad alimentare l’aspirazione alla felicità che Dio ha posto nel cuore dell’uomo e che trova fondamento nel fatto che nessuno deve sentirsi abbandonato da Dio: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […] Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (Rm 8,35). L’anelito del cuore umano, bisognoso di sentirsi amato, afferma il papa, chiede segni di speranza, che vorrei trasformassimo nella novena in preparazione al Santo Natale, in un grido di speranza tra i tanti di disperazione che giungono alle nostre orecchie. Suggerisco per ognuno di questi segni di speranza, richiamati dal Santo Padre nella bolla giubilare, che in tutte le comunità si accenda una lampada ogni giorno della Novena di Natale. Le chiameremo lampade della speranza: lampada dell’incontro, lampada della pace, lampada della vita, lampada della cura dei malati e delle persone sole, lampada dei giovani, lampada dei migranti, lampada dei nonni, lampada dei poveri, lampada della gioia. Queste luci possano veramente accendere la creatività e la carità dei nostri vissuti comunitari. Sarebbe bello individuare ogni giorno una testimonianza di vita concreta, legata a queste realtà, da inserire nella novena. La Vergine Maria, “segno di consolazione e sicura speranza” (MR, 381) ci accompagni e custodisca i nostri cuori nella speranza che non delude.

✠ Giuseppe

Arcivescovo

*Dio,

tu hai scelto di farti attendere

tutto il tempo di un Avvento.

Io non amo attendere.

Non amo attendere nelle file.

Non amo attendere il mio turno.

Non amo attendere il treno.

Non amo attendere prima di giudicare.

Non amo attendere il momento opportuno.

Non amo attendere un giorno ancora.

Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell’istante.

D’altronde tu lo sai bene,

tutto è fatto per evitarmi l’attesa: gli abbonamenti ai mezzi di trasporto e i self-service,

le vendite a credito e i distributori automatici,

le foto a sviluppo istantaneo, i telex e i terminali dei computer, la televisione e i radiogiornali…

Non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a precedermi.

Ma tu Dio

tu hai scelto di farti attendere il tempo di tutto un Avvento.

Perché tu hai fatto dell’attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto,

l’usura che non si usura.

L’attesa, soltanto l’attesa, l’attesa dell’attesa,

l’intimità con l’attesa che è in noi

perché solo l’attesa desta l’attenzione

e solo l’attenzione è capace di amare.

Tu sei già dato nell’attesa, e per te, Dio, attendere,

si coniuga come pregare.

Il presente sussidio desidera offrire alcuni stimoli alle nostre comunità per la preghiera del tempo di Avvento e di Natale. Ci ha ispirato la Bolla di indizione del Giubileo di papa Francesco, Spes non confundit, in particolare il canto trionfante all’amore che Dio e Cristo hanno per noi, presente nella seconda sezione della Lettera ai Romani (8, 31-39), ampiamente commentato nel documento pontificio (n. 3-4). Papa Francesco è fermamente convito, con l’apostolo Paolo, che la speranza cristiana si fondi sull’amore di Dio per l’uomo.

«Chi ci separerà dall’amore di Dio?» (Rm 8, 35). San Paolo, con questa interrogativo carico di pathos, ci “costringe a riflettere”: non è un interrogativo posto solo ai Romani, a cui è rivolta la Lettera, ma è una meditazione offerta ai credenti in Gesù Cristo di ogni epoca, dunque, anche a noi. Paolo si confronta con cristiani che vivono con i piedi per terra, non a degli idealizzatori, ma a uomini e donne che fanno i conti con il duro vivere quotidiano, chiamati ad affrontare ogni genere di tribolazione che la vita inevitabilmente riserva. Nella logica degli eventi della storia della salvezza, osserva Paolo, se il Padre ha donato il proprio Figlio all’umanità, come è possibile che non veda le nostre difficoltà e fragilità nell’affrontare la vita? Come potrà, dopo un dono così grande, deludere le nostre speranze più piccole, abbandonarci in balia di forze avverse? Non saremo mai abbandonati ad un destino cieco, conclude Paolo, perché il nostro destino è il Figlio di Dio fatto uomo: «nulla potrà separarci dall’amore di Dio manifestato in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,39).

Questa è la prova dell’amore di Dio, il dono del Figlio (Rm 5, 8), colui che si è fatto “Dio per noi”, che non ci lascerà soli neppure nel momento più difficile da accettare, quello della morte: «non temerei alcun male, perché tu sei con me» (Sal 22).

Va evidenziato che nella lettera paolina questo amore non è un’iniziativa dell’uomo perché è stato Dio che ha cominciato a coinvolgerci nel suo progetto, a sceglierci, a chiamarci, a renderci giusti, a glorificarci (Cfr. Rm 8, 26-30). Questa iniziativa di salvezza non è neppure per un gruppo di predestinati, ma è universale e ha come fine il riprodurre l’immagine e la somiglianza di Gesù Cristo, nostro fratello maggiore, in ogni uomo («conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» Rm 8, 29). Per questa ragione la comunità deve guardare (Ad – téndere) all’intera umanità dove lo Spirito di Dio sta misteriosamente operando, rinnovando l’immagine di Dio, deformata dal peccato, in ogni uomo e in ogni donna (Cfr. L. A. Schökel, La Biblia de nuestro pueblo, 2155-2156). Uno dei passaggi più belli del magistero della Chiesa su questo punto lo troviamo in GS 22: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato». Questo spiega la copertina del Sussidio, con i tanti volti, reperita in rete: con l’incarnazione del Figlio Dio, ogni uomo si riscopre fratello del suo prossimo.  La speranza cristiana, a cui il papa, con San Paolo, ci richiama nella bolla giubilare, per sua natura non può essere individualista. Benedetto XVI magistralmente spiegava nell’enciclica Spe salvi: la «speranza solo per me, che poi, appunto, non è una speranza vera, perché dimentica e trascura gli altri? No. Il rapporto con Dio si stabilisce attraverso la comunione con Gesù – da soli e con le sole nostre possibilità non ci arriviamo. La relazione con Gesù, però, è una relazione con Colui che ha dato se stesso in riscatto per tutti noi (cfr 1 Tm 2,6). L’essere in comunione con Gesù Cristo ci coinvolge nel suo essere “per tutti”, ne fa il nostro modo di essere. Egli ci impegna per gli altri, ma solo nella comunione con Lui diventa possibile esserci veramente per gli altri, per l’insieme» (n. 28). I segni di speranza richiamati da Papa Francesco nella Bolla del Giubileo (Spes non confundit, 7-15), di cui si propone la lettura durante la Novena del Natale, andranno rappresentarti simbolicamente con le lampade della speranza. In realtà sono «gli spazi e i luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza» (Benedetto XVI, Spe Salvi, 32), che dovrebbero stare quotidianamente all’interno del perimento della nostra pastorale: l’incontro, la pace, la vita, la cura dei malati e delle persone sole, l’attenzione ai giovani, i migranti, gli anziani, i poveri, la gioia di vivere.

Durante la novena dell’Immacolata sarà sempre papa Francesco a guidarci con le sue meditazioni nella conoscenza di Maria, Madre della Speranza. Riflessioni che portano l’impronta del dialogo intimo e personale che il papa ha con la Vergine Maria, come lo stesso confida in una recente autobiografia parlando di un periodo di crisi personale vissuto nel 1986 in Germania: «pur essendo in un anno sabbatico… non mancavano difficoltà, peccati, ostacoli che sembravano insormontabili. E in quei momenti, ancora una volta, nonostante tutto sentii la presenza del Signore che mi anticipava e della Madonna: era vicina alla porta del mio cuore e ascoltava le mie lamentele con la pazienza che solo una mamma può avere. Non solo: mi affidai totalmente a lei e sentii che mi stava aiutando a sciogliere i nodi» (Papa Francesco, Life, Milano 2024, 155).

Grazie a quanti collaborano con me al Servizio per la pastorale liturgica, Denise Adversi, Laura Dimastromatteo, Mariantonietta Intonti, don Maurizio Liegi, don Francesco Necchia, don Antonio Parisi, Nicola Pastore, Paola Perchinunno, Atish Andrea Rambaran, Marco Ruggero, Angela Schino, insieme a don Enrico D’Abbicco e don Mario Castellano che, con Padre Arcivescovo, coordinano il lavoro di curia. Li considero sempre più una comunità di amici che il Signore mi ha messo accanto.

Buon cammino di speranza a tutti in questo nuovo anno liturgico, spes non confundit (Rm 5,5)!

don Francesco Mancini

Delegato per il Servizio della Pastorale Liturgica

Il Sussidio Completo    logo-word.pngpdflogo.png     Formato Opuscolopdflogo.png
La Novena dell’Immacolata   logo-word.pngpdflogo.png
La Novena di Natale   logo-word.pngpdflogo.png
Il Te Deum di fine anno   logo-word.pngpdflogo.png
Indicazioni per l’Avvento di Fraternità   logo-word.pngpdflogo.png
Gli spartiti e i canti del tempo di Avvento-Natale  pdflogo.png
La Guida Liturgico-Pastorale 2024-2025  pdflogo.png
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Dalla CEI

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Si tratta di strumenti utili e agili che aiuteranno ministri e operatori della liturgia ad affinare l’uso sapiente del Messale Romano, a scoprire la ricchezza del Lezionario, a valorizzare il canto, a favorire la partecipazione di quanti vivono la disabilità e a tradurre i gesti liturgici in gesti di vita.

Sussidi per il Tempo di Avvento 2024

 
Salmi responsoriali di Avvento (novità)
Salmi responsoriali di Avvento polifonia (novità)
Musica: don Alberto Miggiano
Registrazione audio
Coro: Cappella Musicale della Cattedrale di Macerata
Voce: dom Antonio di Marco OSB
Organo: dom Antonio di Marco OSB
Editing audio: Carlo Paniccià
 
Melodie Prefazi Avvento – Natale pdf
Melodie Prefazi del tempo di Avvento – Natale mp3
Registrazione audio
Voce: dom Antonio di Marco OSB 
Editing audio: Carlo Paniccià

 

Dalla Commissione Regionale per la Dottrina della Fede,
l’Annuncio e la Catechesi della Conferenza Episcopale Pugliese

Materiale da scaricare

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