Carissime e carissimi che operate nel mondo della comunicazione,
la memoria di San Francesco di Sales, vostro patrono, vi vede protagonisti di attenzione e gratitudine anche da parte della nostra Chiesa di Bari-Bitonto. Il lavoro delicato e prezioso che avete assunto nella vostra vita è risorsa per la collettività e la crescita stessa della nostra società. È per questa ragione che desidero rivolgermi a voi con affetto e riconoscenza rilanciando quanto il Papa ha pensato per la prossima 57a Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali.
Egli invita tutti a “Parlare con il cuore”, additandolo come il centro fontale di ogni comunicazione. Scendiamo, dunque, sotto la superficie di chiacchiere immediate e impulsive, di discorsi generalisti e approssimativi, verso le profondità luminose di una parola che sappia essere intima, nuda e sincera. Una parola essenziale, che vibri di carità, che pulsi in noi con la regolarità di un battito vitale, che sia il sottofondo costante in grado di ritmare ogni nostra comunicazione e che sappia trasmettere prossimità e cura.
Dobbiamo ammetterlo: nessuno di noi può dirsi esente dalla tentazione del clamore, dello scoop, dell’ultima parola, ma così facendo contribuiamo a far crescere il volume del chiasso del mondo. Dovremmo imparare dal Vangelo, parola disarmata che sa anche denunciare scegliendo sempre la via del cuore, preferendo il rischio del dialogo al registro del monologo.
Alcune volte parliamo con la testa, perdendoci in speculazioni intellettuali nelle quali non si vede la realtà, ma si specchia solo il nostro narcisismo. Molte volte parliamo con la pancia, facendo leva solo sulle emozioni, rigurgitando impulsi istintivi che spesso feriscono perché non rispettano la complessità dell’altro. È vero quanto il Papa afferma: oggi più che mai siamo chiamati a parlare con il cuore.
Un aneddoto riporta che, un giorno, Gandhi pose una domanda ai suoi discepoli: “Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?”. “Gridano perché perdono la calma” rispose uno di loro. “Ma perché gridare se la persona è al suo fianco?” disse nuovamente. “Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti” replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: “Ma allora non è possibile parlargli a voce bassa?”. Varie altre risposte furono date, ma nessuna fu convincente. Allora egli esclamò: “Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro. D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. È questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano”. Infine Gandhi concluse dicendo: “Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare”.
Il chiasso nel quale siamo immersi è l’urlo violento e disperato di un mondo arrabbiato che non trova più il senso da dare alla vita.
Carissimi, voi che operate nel mondo della comunicazione avete a disposizione la manopola del volume del mondo: sappiate girarla poco alla volta verso i toni pacati della verità e della carità, riducendo la distanza tra i cuori mediante parole fraterne e sincere, sempre cordiali e mai ostili. Dio vi benedica e, per intercessione di San Francesco di Sales, vi suggerisca sempre ciò che è giusto e… bene dire.
✠ don Giuseppe, vescovo