Celebriamo oggi, a quaranta giorni dal Natale, la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Adempiendo la Legge, come annota Luca nel brano evangelico, Gesù viene presentato al Tempio per essere consacrato al Signore in quanto primogenito maschio, secondo la norma che Dio stesso aveva dato a Mosé (Es 13,2.12). Nel rispetto di questa Legge vediamo anche ciò che l’autore della Lettera agli Ebrei sottolinea, quando dice che si è “reso in tutto simile ai fratelli” (2,17).
Per la condivisione, non apparente ma profonda e vera (realismo dell’incarnazione contro coloro che nell’antichità sostenevano il docetismo, cioè che la Seconda Persona della Trinità, il Figlio, sarebbe stato solo in apparenza uomo), di ogni cosa con la “stirpe di Abramo”, Gesù è diventato anche il mediatore della salvezza e il sacerdote misericordioso e fedele.
Questa stessa categoria della salvezza viene presentata da Malachia, profeta con il quale si conclude l’Antico Testamento nel canone cristiano cattolico, con i termini del giudizio e della purificazione, necessari per un’offerta gradita a Dio. Questi atteggiamenti chiamano in causa anche la stessa tribù sacerdotale di Levi e non solo il resto del popolo di Israele.
La stessa opera di purificazione viene sottolineata da Simeone nel Tempio mentre tiene tra le braccia Gesù. Il santo vegliardo dice a Maria che la presenza di Gesù nel mondo è per la rovina o la risurrezione di molti, perché egli svela i pensieri dei cuori, cioè davanti alla sua presenza non si può rimanere indifferenti e ognuno è chiamato a mostrare la verità di sé stesso. Simeone, immagine di tutti coloro che hanno atteso la consolazione di Israele, cioè la realizzazione delle promesse dell’Antico Testamento, sa bene che non esiste neutralità davanti a quel bambino e alla proposta salvifica che in lui si concretizza, per cui, per chi lo accetta Egli sarà risurrezione, per chi lo rifiuta Egli sarà rovina.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico