Nel Vangelo di Giovanni ciò che Gesù compie di soprannaturale, che sorpassa, cioè, le regole della natura non viene chiamato “miracolo”, ma “segno” perché rimanda sempre ad un significato oltre la realtà concreta di ciò che è avvenuto. La Liturgia in questa Domenica del Tempo Ordinario ci presenta il primo dei segni: l’acqua mutata in vino alle nozze di Cana. La metafora sponsale attraversa tutta la Scrittura e dice il rapporto che Dio vive verso l’umanità in generale e verso Israele in particolare (Antico Testamento), e il rapporto che Gesù Cristo vive verso ogni uomo in particolare e verso la Chiesa in generale (Nuovo Testamento). Tutte le fasi e le vicissitudini dell’amore sponsale sono evocate e utilizzate nell’Antico Testamento per parlare dell’amore che Dio nutre per l’umanità: dal fidanzamento alla gioia del matrimonio, come avviene nella Prima Lettura dove si dice che il matrimonio produrrà anche un cambio di nome: da “Abbandonata” a “Mia gioia”, da “Devastata” a “Sposata”, da notare il verbo del testo ebraico che, per i nomi negativi, è un semplice “dire”, mentre per i nomi positivi, è “proclamare, annunciare, gridare”.
Nel segno di Cana di Galilea dove si svolge un matrimonio a cui partecipa Gesù, i suoi discepoli e Maria sua Madre, il Signore si rivela come il vero sposo dell’umanità, Colui che fornisce il vino nuovo e migliore della grazia. Maria si accorge che il vino, il segno della gioia e della festa, sta venendo a mancare; Maria si preoccupa anche del buon nome di quegli sposi, si preoccupa di salvar loro la faccia, perché non avere vino ad una festa di nozze era veramente un cattivo segnale e una manifestazione di ristrettezza e difficoltà economica. E fa notare al Figlio suo che gli sposi “non hanno più vino”; Gesù le dà una risposta che potremmo definire irrispettosa: “Che c’è tra me e te o donna? La mia ora non è ancora giunta”. In realtà non si tratta di una risposta sgarbata da parte di Gesù, ma semplicemente sta richiamando la Madre ad un piano altro, diverso, che si renderà evidente nell’ora di Gesù. Compiere un segno così grande, come provvedere al vino, significava attirare l’attenzione della gente da un punto di vista tutto umano, mentre Gesù, obbediente alla volontà del Padre, vuole attirare l’attenzione della gente, così come la nostra oggi, dall’unico trono che Lui stesso ha scelto: la Croce.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico