In queste settimane molti si staranno chiedendo qual è il fine di questa “mobilitazione sinodale” che sta caratterizzando tutta la Chiesa e se, in fin dei conti, è davvero un lavoro utile:non si rischia, in questo modo, di sottrarre dalle comunità energie destinate alla pastorale “ordinaria”, spesso già limitate? L’obiezione è pressoché legittima e denota una certa maturità nell’approcciarsi con realismo alla vita ecclesiale di oggi. Tuttavia, essa rivela la necessità di chiarire e precisare alcune questioni, per evitare il rischio di imbattersi in sentieri che hanno poco a che fare con quanto papa Francesco sta chiedendo alla Chiesa. In queste poche righe cercherò di focalizzare meglio il contesto e l’obiettivo della consultazione a cui siamo chiamati a prender parte, per poi delineare brevemente come si strutturerà la nostra fase diocesana della consultazione sinodale e alcuni atteggiamenti necessari per viverla al meglio.
Partiamo dal contesto. “Sinodalità” non è uno slogan del momento.“Camminare con” è la forma comunionale con la quale si esprime l’essenza della Chiesa, lo stile ordinario per mezzo del quale essa si manifesta come sacramento dell’intima unione con il Risorto e dell’unità di tutto il genere umano (cf. Lumen gentium, n. 1).Questa consapevolezza viene direttamente dalla riflessione ecclesiologica conciliare: convocare un Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità significa chiederci quanto abbiamo fatto nostra la consapevolezza di essere popolo di Dio pellegrino e missionario, e quanto essa si esprima in strutture e modalità di esercizio della vita ecclesiale. Si tratta, dunque, di un Sinodo sull’essere Chiesa: «camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso compiuto, la Chiesa potrà imparare da ciò che andrà sperimentando quali processi possono aiutarla a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione» (Documento preparatorio, n. 1).Questo cammino – occorre ricordarlo – è perfetta sintonia con quanto l’Arcivescovo Domenico ha indicato nelle linee di lavoro pastorali per l’anno appena iniziato, incentrate sulla corresponsabilità dell’annuncio del Vangelo nel nostro tempo. Ma va ricordato anche un altro aspetto nell’attuale contesto ecclesiale: papa Francesco ha rinnovato profondamente lo strumento del Sinodo dei Vescovi attraverso la Costituzione apostolica Episcopalis communio, sancendone il passaggio da evento a processo. Ogni Assemblea sinodale dovrà svilupparsi secondo tre fasi: preparatoria, celebrativa, della messa in pratica (cf. Episcopalis communio, n. 4). Il nostro lavoro si inserisce in questo processo di cambiamento, non è un’episodicità che sa di straordinarietà, ma è la prima di una serie di consultazioni che saremo chiamati a fare ogni volta che verrà indetto un Sinodo dei Vescovi.
Ecco dunque delineati i contorni del nostro obiettivo: come Chiesa diocesana siamo chiamati a divenire protagonisti della fase preparatoria la cui finalità è soprattutto l’ascolto e la consultazione del popolo di Dio. Pertanto non stiamo celebrando nessun “Sinodo”: stiamo piuttosto predisponendoci ad un ascolto del popolo di Dio (quanto più ampio possibile, anche di chi è ai margini della vita comunitaria) che, mentre è finalizzato a preparare l’Instrumentum laboris del Sinodo del 2023, può restituirci, come in uno specchio, lo stato di salute di come si esprime la sinodalità nella nostra Chiesa di Brindisi-Ostuni. Questo obiettivo non va smarrito: non si tratta di promuovere e moltiplicare iniziative, quanto di crescere in una capacità di ascolto profondo e autentico. Non va smarrita altresì la domanda centrale sulla quale impostare il nostro ascolto: «Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?» (Documento preparatorio, n. 2).
Veniamo dunque alla strutturazione della fase diocesana della consultazione sinodale. In questi primi mesi (novembre-dicembre) l’équipe diocesana (la quale ha il compito di guidare e animare questa fase e di redigere la sintesi finale della consultazione)sta portando avanti la formazione dei moderatori dei gruppi sinodali (2 per parrocchia): essi hanno un ruolo nevralgico per in nostro cammino, perché saranno loro a facilitare l’ascolto delle persone e a prendersi cura di sintetizzare quanto emerge. Da gennaio a marzo 2022 la consultazione avverrà su due livelli: il primo riguarda l’ascolto degli organismi di partecipazione (consiglio pastorale diocesano, vicariale, parrocchiale) che sarà predisposto durante la settimana teologica (24-28 gennaio), cuore del nostro cammino diocesano. Il secondo livello riguarda invece un ascolto più ampio del popolo di Dio, di alcune realtà particolari presenti sul territorio e di particolari ambienti di vita. Qui si gioca il protagonismo delle vicarie e delle parrocchie: ciascuna, coadiuvata dai moderatori, potrà scegliere di mettere realizzare dei gruppi sinodali specifici (ad esempio gruppi parrocchiali intergenerazionali, specifici operatori pastorali o specifiche realtà presenti sul territorio). In questo lavoro saranno di supporto gli Uffici diocesani, i quali potranno aiutare a realizzare più efficacemente la consultazione in alcune realtà territoriali o ambienti di vita. Vale la pena ricordare quanto sia importante non “ascoltare tanto”, quanto saper ascoltare bene anche un solo gruppo sinodale. Infine, ad aprile 2022 sarà predisposta la sintesi finale da inviare alla CEI, la quale verrà presentata in diocesi durante il tradizionale appuntamento dell’assemblea diocesana degli operatori pastorali di fine anno. Non ci sfugga che il cammino di preparazione al Sinodo del Vescovi si incrocia con il cammino sinodale delle Chiese in Italia che ci impegnerà per un quinquennio (2021-2025): l’anno prossimo, infatti, ritorneremo ad ascoltarci su alcuni aspetti specifici scelti dai Vescovi italiani nell’Assemblea generale di maggio 2022. Per informazioni più dettagliate è possibile visitare l’apposita sezione sul sito diocesano www.diocesibrindisiostuni.it o www.camminosinodale.net.
Infine, è bene indicare tre atteggiamenti utili per vivere al meglio questo processo ecclesiale:motivarci,avendo il coraggio di rinnovare il desiderio di sintonizzarci con la Chiesa del Concilio, mostrandoci disponibili al cammino che stiamo vivendo; coinvolgerci, tutti, come presbiteri, laici, consacrati, mettendoci in gioco senza resistenze, abbandonando atteggiamenti superficiali e minimizzanti tesi a preservare una sorta di immobilismo ecclesiale; non avere paura di ascoltare, dando a questo processo il giusto spazio e tempo, nella consapevolezza di fede che ascoltando il popolo di Dio, autenticamente e con verità, ascoltiamo lo Spirito santo.
Torniamo alla domanda iniziale con cui abbiamo aperto la nostra riflessione: stiamo sottraendo energie all’ordinarietà della pastorale? Forse, più propriamente, la fase diocesana del cammino sinodale potrà essere invece uno stimolo a tornare autenticamente all’ordinarietà del nostro essere Chiesa, in cammino con e per il mondo. Se l’ordinario non è sintonizzato sulla sinodalità, vuole dire che non è propriamente ordinario. Difatti – ricorda papa Francesco – «proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta per la Chiesa del terzo millennio» (Discorso per il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi).