“Dio non si stanca mai di perdonare…”, ripetuto tre volte, con voce chiara e in coro coi fedeli. E poi l’appello ai confessori: “Cari fratelli, perdoniamo! Perdoniamo, perdoniamo sempre come Dio che non si stanca di perdonare. Concediamo sempre il perdono a chi lo domanda. E non domandate troppo: che dicano… e tu perdona tutto…”.

In ripresa dall’influenza che l’aveva colpito nei giorni scorsi, il Papa è San Pio V, chiesa nella zona Aurelia di Roma a nemmeno dieci minuti dal Vaticano, dedicata al santo Pontefice protagonista del Concilio di Trento. Francesco celebra l’undicesima edizione di 24 Ore per il Signore, l’iniziativa di preghiera che ogni Quaresima vede il Vescovo di Roma amministrare (e, in passato, anche ricevere) il sacramento della Riconciliazione. L’immagine, sempre suggestiva, del Papa che in un angolo, seduto su una sedia, confessa per quasi mezz’ora nove fedeli – sia uomini che donne – è quella che più caratterizza l’appuntamento di oggi.

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Il saluto alla gente

Come lo scorso anno, anche nel 2024 Francesco ha scelto una parrocchia romana per le “24 Ore per il Signore”, San Pio V, luogo di ritrovo e di molteplici iniziative pastorali per gli abitanti di un quartiere che ha la forma e la vita quasi di un paesino, punto di snodo urbanistico, segnato infatti da un forte traffico. Una casa, la parrocchia, anche per la comunità cattolica siro-malabarese che spesso lì si ritrova per le celebrazioni. Molti sono fuori dal sagrato insieme a residenti e commercianti, e anche un gruppo di spagnoli con un cartellone, fermi già da un paio d’ore. “Oh, che non vieni a vedé er Papa?”, grida un uomo a un conoscente fuori da un negozio.

Nella piazza Jorge Mario Bergoglio arriva a bordo di una 500L nera accolto da un coro crescente e da applausi. C’è gente dai balconi che sventola striscioni “W il Papa” o una croce bianca di cartone. In sedia a rotelle, dopo aver salutato monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, e il parroco don Donato La Pera, Papa Francesco percorre tutto il perimetro tracciato dalle transenne. Subito si ferma per salutare una signora con un neonato. Di bambini ne bacia e benedice almeno una decina, imbacuccati in piumini visto il calo di temperature e passati dai genitori che gridano: “Papa Francesco! Papa Francesco!” oppure “Buona salute!”.

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L’ingresso in parrocchia

Per qualche istante, il Papa rimane sulle gradinate della parrocchia per salutare la gente prima di fare il suo ingresso al centro delle tre navate in mattoni rossi, affollate da circa 600 persone. Anche in quel momento scatta un applauso. Indossata poi la stola viola, dà il via alla celebrazione penitenziale. A differenza delle ultime udienze in cui non riusciva a leggere i discorsi per il raffreddore, il Papa pronuncia lui stesso l’omelia, intervallando diversi passaggi a braccio e coinvolgendo i presenti a ripetere frasi da fissare bene in mente.

L’omelia sulla “vita nuova” per ripulirsi dalle “cose brutte”

La riflessione del Papa è tutta sul concetto di “vita nuova” che è il tema di questa edizione delle “24 Ore del Signore”. Vita nuova che è dono del sacramento della Riconciliazione: “Il Sacramento della guarigione e della gioia”, lo definisce Francesco. Una vita nuova regalata da Cristo che toglie il “tanto di vecchio” e le “cose brutte” che abitano nell’animo di ognuno. “La lebbra del peccato ha macchiato la nostra bellezza”, afferma il Pontefice e suggerisce la preghiera – quasi una litania – da elevare al cielo: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!  

Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal pensare di non avere bisogno ogni giorno di te: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal convivere pacificamente con le mie doppiezze, senza ricercare nel tuo perdono la via della libertà: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Quando ai buoni propositi non seguono i fatti, quando rimando la preghiera e l’incontro con te: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!

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La preghiera a Gesù

“Quando scendo a patti col male, con la disonestà, con la falsità, quando giudico gli altri, li disprezzo e sparlo di loro, recriminando su tutti e tutto: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!”, insiste il Papa. Rinnovati da Gesù, dice, possiamo tornare a “camminare in una vita nuova”. 

Giorno dopo giorno, immersi in un ritmo ripetitivo, presi da mille cose, frastornati da tanti messaggi, cerchiamo ovunque soddisfazioni e novità, stimoli e sensazioni positive, ma dimentichiamo che c’è già una vita nuova che scorre dentro di noi e che, come brace sotto la cenere, attende di divampare e fare luce a tutto quanto.

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Cenere sul cuore

La cenere, evidenzia il Papa, “si è depositata sul cuore” e “nasconde la bellezza alla vista della nostra anima”. Allora Dio che è Padre, appare un padrone e invece di amarlo, lo temiamo. “E gli altri, anziché essere fratelli e sorelle, in quanto figli dello stesso Padre, ci sembrano ostacoli e avversari. E c’è una brutta abitudine, quella di trasformare i nostri compagni di cammino in avversari. E tante volte lo facciamo … I difetti del prossimo ci paiono esagerati e i loro pregi nascosti; quante volte siamo inflessibili con gli altri e indulgenti con noi stessi!”. Capita così di avvertire “una forza inarrestabile a compiere il male che vorremmo evitare”.

Una segnaletica nuova

È per questo che abbiamo bisogno di “una segnaletica nuova”, sottolinea il Papa. “Un cambio di passo” per ritrovare la bellezza originaria. Come? Seguendo la via del perdono di Dio.  

Mettete questo nella mente e nel cuore: Dio non si stanca mai di perdonare. Avete sentito? Siete capaci di ripeterlo con me? Insieme, tutti… Dio non si stanca mai di perdonare. Qual è il dramma? Che siamo noi a stancarci di chiedere perdono!

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“Noi ci stanchiamo di chiedere perdono. Ma Lui non si stanca mai di perdonare”, ripete il Papa. E il suo perdono “ci rimette a nuovo, ci ripulisce dentro”: “Lui perdona tutto. ‘Oh, Padre, io ho un peccato che sicuramente è imperdonabile’. ‘Senti: Dio perdona tutto, perché Lui non si stanca mai di perdonare’”. Dio, insiste ancora Papa Francesco, “ci desidera rinnovati, liberi e leggeri dentro, felici e in cammino, non parcheggiati sulle strade della vita”. E “sa quanto è facile per noi inciampare, cadere e rimanere a terra, e vuole rialzarci. Non rattristiamolo, non rimandiamo l’incontro con il suo perdono…”.

Il perdono al centro

Da qui, allora, un ultimo appello:

Rimettiamo il perdono di Dio al centro della Chiesa!

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Prima dell’uscita della parrocchia, un saluto ai malati in prima fila e a qualche anziano che si avvicina accompagnato dai parenti. Di nuovo cori insistenti di “W il Papa”. Poi l’uscita nella piazza, tra applausi e i commenti di alcune parrocchiane: “Che bel momento!”.

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, venerdì 8 marzo 2024

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