È iniziato sabato 26 febbraio, in presenza, il laboratorio per animatori della cultura e della comunicazione, a cura dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile, con l’intervento di don Gianni Caliandro, Rettore del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI”.

 

Il percorso formativo, che si concluderà a novembre, si ispira al Messaggio di Papa Francesco per la 56^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali “Ascoltare con l’orecchio del cuore”. Il primo appuntamento è stato incentrato sull’ascolto che, come ha precisato don Gianni Caliandro, non si riferisce solo all’aspetto sensoriale, bensì fa riferimento alla nostra relazione con Dio.

 

«Non siamo degli operatori di marketing» ha sostenuto con convinzione il rettore del Seminario Regionale, «qui parliamo della possibilità di far crescere la qualità del nostro rapporto con Dio», tanto che «dovremmo dire: in principio è l’ascolto». Per entrare in relazione col Signore, l’ascolto è via privilegiata. Occorre «aprire l’orecchio del cuore.»

 

Soffermandosi sulla dimensione relazionale all’interno delle realtà parrocchiali, don Gianni ha portato all’attenzione dei partecipanti un’importante considerazione: «se non c’è comunicazione in una parrocchia, non c’è proprio la parrocchia, non c’è proprio la comunità.»

 

Se si tiene conto dello stile relazionale e comunicativo nella Bibbia, prioritario è l’altro, che chiede di essere ascoltato. «Accediamo alla vita attraverso l’ascolto»: dovrebbe essere questo un significativo punto di partenza nei rapporti e nelle scelte quotidiane, come singoli e, soprattutto, come membri di una comunità più grande. E così l’assioma fondamentale della comunicazione può essere riscritto in questi termini: «non si può non ascoltare». Fa notare don Gianni che «l’udito mi lascia senza la pretesa di possesso», così come il Papa riconosce a questo senso una maggiore discrezione rispetto alla vista.

 

Il mistero della Chiesa poggia allora sulla ricettività, perché «l’ascolto ci costituisce come una Chiesa umile» e in questo si rivela la libertà dell’uomo, che può accogliere o rifiutare l’amore. Libertà e responsabilità, infatti, sono dimensioni interdipendenti, così come comunione e comunicazione, legate da proporzionalità diretta.

 

È importante, in questi tempi complessi, «abbassare la violenza nelle nostre comunicazioni». La formazione si fa occasione per migliorare lo stile comunicativo e raccontare la comunità con l’orecchio del cuore.

 

 

Susanna M. de Candia

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