La Quaresima è stato un tempo di Grazia straordinariamente fecondo, in cui abbiamo toccato con mano la fatica e la bellezza del cammino sinodale.
Camminare insieme ci consegna ancora una volta la certezza che la Chiesa non può non tener conto di chi su questa strada procede lentamente cui può farsi amica, compagna di viaggio e samaritana, inclusiva e sempre in ascolto; non sono mancate occasioni di confronto, dialogo, sempre in un clima di ascolto reciproco.
Quest’anno, molto apprezzata è stata l’immagine del “cantiere”: è diventata una speciale opportunità e un’occasione preziosissima per rilanciare il cammino della sinodalità. Un giovane esprime così il suo pensiero: “mi piace questa immagine… qui ci sono i lavori in corso! Anche il tempo che passiamo qui in carcere è un cantiere dove pensare e progettare la nostra vita nel futuro”.
Se l’anno scorso come segno di partecipazione alla vita della Chiesa diocesana di Bari-Bitonto con i ragazzi abbiamo voluto offrire le essenze profumate per comporre l’olio del Crisma (rivedi l’articolo), quest’anno da un ascolto condiviso è nata l’idea di voler realizzare un laboratorio eucaristico dal titolo: Eucarestia, il Pane del Perdono, dove i ragazzi si sono cimentati in prima linea a realizzare manualmente le ostie per la Pasqua che distribuiremo il Giovedì Santo al termine della Messa Crismale a tutti i parroci: un piccolo segno del nostro voler essere in comunione con tutti perché tutti siamo parte dell’unico corpo che è la Chiesa, una Chiesa in cammino reclusa ma non esclusa.
Guardando e riflettendo insieme sul logo scelto i ragazzi dicono:
- Il pane spezzato spezza le catene e rimette insieme i legami di amore e di amicizia.
- Il pane si spezza perché si condivide così come la libertà deve essere condivisa con tutti e deve essere per tutti.
- Il pane spezzato e donato è il segno dell’amore più forte della morte per questo spezza anche le dure catene che tutti portiamo.
- Un’ultima riflessione viene fatta sulla parola “dono” che qualcuno dice sia l’anagramma di “nodo”; ciò ancora una volta ad indicare che la finalità del donare e del per-donare è quella di ricostruire i legami recisi e spezzati dall’errore e dal dolore.
Ostie fatte a mano, poco precise, non perfettamente sferiche, sagomate male ma come esprime un ragazzo: “sono il simbolo della nostra vita preziosa che spesso non è precisa e perfetta ma che a Dio piace lo stesso perché per lui non siamo persi ma unici e irripetibili”.
Da una chiacchierata con uno di loro raccolgo una grande lezione eucaristica: “spero che ogni volta che alzerete quelle ostie durante la consacrazione possiate sentire le nostre mani che ve le hanno preparate, possiate vedere i nostri volti, i nostri cuori. In quel piccolo pezzo di pane ci sono le nostre storie, ci siamo noi e i nostri errori e il nostro cammino di conversione”.
Dice così un giovane: “Perdonare ci fa sentire voluti bene, amati, ci fa rimettere in piedi e ci fa capire un po’ cosa sia la resurrezione di Gesù. Il perdono è una vera rivoluzione, cambia il modo di vedere la vita”
Questo progetto delle ostie in carcere è una provocazione per risvegliare le coscienze di quanti pensano che dagli “avanzi di galera” non potrà mai uscire nulla di buono! Che questo segno sia la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e civili per non dimenticare che anche nelle carceri c’è una umanità viva da valorizzare e recuperare bisognosa di pace e tenerezza affinché tutti diventino pane spezzato.
E’ il nostro augurio Pasquale per tutti!
Don Evan e i ragazzi ristretti
dell’Istituto Penale per i Minorenni
N. Fornelli Bari