Le voci di don Cesare Pisani, Direttore Caritas, e don Michele Amorosini, Direttore Ufficio Beni culturali per raccontare i progetti realizzati, le iniziative messe in atto e i lavori di ristrutturazione effettuati nella nostra diocesi grazie a una firma che fa bene e che diventa “dono restituito moltiplicato”.

 

È bella la definizione della firma all’8xmille come un dono moltiplicato restituito. Che cosa significa nel concreto? Don Cesare Pisani: L’attenzione, il senso di carità cristiana che nasce da una firma o un’offerta innesca la dinamica del dono. Indica una volontà precisa, il credere che un input personale potrà trovare un’espansione. Dietro quella firma si muove l’impegno dei volontari e l’intento di una Chiesa in concreto ascolto. È una scintilla che appicca un fuoco che riesce a coinvolge, avvolgere e a volte travolgere tutte quelle fragilità che troviamo. Il dono ritorna nel momento in cui la Chiesa risponde alle esigenze. È un vivere in modo fraterno e autentico. Siamo consapevoli che quello che facciamo è grazie alla gratuità di un dono che giunge nelle nostre mani, non nelle nostre tasche. Don Michele Amorosini: Un piccolo gesto d’amore che insieme a tanti altri dà la possibilità di realizzare numerose opere di carità, il recupero e la promozione dei Beni Culturali e il sostegno dei sacerdoti. In particolare mi riferisco alle opere che sono a sostegno di Musei, Archivi, Biblioteche, agli interventi di consolidamento e restauro di edifici di culto e di strutture pastorali, ma anche al recupero di organi storici e l’installazione di impianti di sicurezza.  

 


Quali sono stati i progetti realizzati nella nostra Diocesi? Don Cesare: In Diocesi ci sono 3 centri polivalenti per minori (“Carlo Acutis” a Giovinazzo, “Casa S. Luisa” a Terlizzi e quello a Ruvo), che vanno oltre il supporto allo studio e mettono in collaborazione le famiglie e le varie agenzie educative, offrono percorsi naturalistici e visite guidate alla scoperta del territorio per favorire un arricchimento culturale che è anche esistenziale; un progetto sul disagio adulto con “Casa Accoglienza don Tonino Bello” e in parte con la Casa della Misericordia; si dà supporto agli anziani per avviarli a un uso consapevole della tecnologia che consenta in tanti casi di superare anche la solitudine; c’è un progetto di formazione dell’équipe diocesana Caritas e dei volontari dei centri di ascolto parrocchiali e cittadini; la “Boutique solidale”, una sorta di rinnovamento del servizio guardaroba, per dare maggiore dignità alle famiglie e rispondere in modo nuovo a un bisogno già noto; infine, l’orto solidale presso la parrocchia S. Agostino di Giovinazzo. Don Michele: La nostra Diocesi beneficia ogni anno di questo prezioso contributo per tanti progetti che, con le sole risorse degli enti, non si sarebbero mai potuti effettuare. Un grande aiuto che ci permette di sostenere e promuovere iniziative culturali a servizio del bene comune: restauro di dipinti, sculture, documenti e libri antichi; inventariazione dei beni storico-artistici degli edifici ecclesiastici; dotazione di impianti di sicurezza; restauro degli organi storici; catalogazione dei beni librari; restauro delle chiese; acquisto di case canoniche. I progetti e le richieste vengono seguiti con grande passione dall’Ufficio diocesano dei Beni Culturali, dall’Ufficio tecnico nella persona del dott. Francesco S. Triggiani, dall’arch. Mariangela Ciliberti e dall’Economo diocesano don Angelo Mazzone.

 

Sala pastorale Beato Nicola Paglia, parr. S. Domenico -Giovinazzo


Che impatto hanno avuto sull’intera comunità? Don Cesare: Impatto di “normalità” perché non è qualcosa che abbaglia ma luccica. Si vedono i cambiamenti in chi riceve questo dono per nuove progettualità di vita e relazione. Si vede la differenza, quindi si favorisce l’integrazione sociale nella quotidianità. Don Michele: È bello vedere che la firma alla Chiesa Cattolica sul modello della dichiarazione dei redditi si traduce concretamente in tante opere a sostegno dei fratelli meno abbienti, in tanti progetti che recuperano le nostre chiese e promuovono il ricco patrimonio presente sul territorio diocesano. Questo accresce il senso di corresponsabilità e appartenenza a una Chiesa che è di tutti i battezzati.

 

In sostanza, quindi, perché ha senso donare? Don Cesare: La povertà non è mai un problema solo, è di tutti, sta alla base della società e la crepa. Per dare dignità alla persona, il dono diventa qualcosa che ritorna invisibilmente, ma che si nota a livello sociale, culturale, istituzionale. Quindi si genera ascolto dell’altro, comprensione, attenzione. Don Michele: Tutti siamo chiamati a fare qualcosa per ciò che ci appartiene. In un momento particolarmente difficile nel reperire risorse, firmando l’8xmille alla Chiesa cattolica si contribuisce a creare fondi per attuare tanti progetti. È una goccia che insieme ad altre dà origine a un fiume che disseta tante realtà. Da soli non ci riusciremmo mai!  

Considerando che la donazione dell’8xmille è gratuita, cosa dire a quanti sono in dubbio o contrari? Don Cesare: Per poter donare bisogna avere la capacità di guardare le scintille, cioè quei piccoli cambiamenti perché sono la fiducia e la speranza nel futuro, in quanto pezzi della nostra umanità, non sono realtà lontane da noi. Don Michele: È un atto di fiducia e di amore che finora non è mai stato disatteso, ne sono prova gli esempi già elencati. La firma dell’8xmille fa uscire dalla logica dell’individualismo e ci immette in un circuito di solidarietà e di comunione.  

fonte: luceevitaonline.it

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