“Ritornare al cuore”, “all’essenziale”, “entrare nel segreto”, spogliarsi “dei rivestimenti mondani”: è il cammino che Francesco invita a intraprendere nel tempo della Quaresima, “un viaggio dall’esterno all’interno, perché tutto ciò che viviamo, anche la nostra relazione con Dio, non si riduca a esteriorità”, ma corrisponda “al nostro sentire”. Fare, insomma, come il Poverello di Assisi, “che dopo essersi spogliato abbracciò con tutto sé stesso il Padre che è nei cieli”. Le parole del Papa echeggiano nella basilica romana di Santa Sabina, durante la Messa con il rito dell’imposizione delle ceneri che apre il percorso verso la Pasqua e i cui gesti liturgici sono affidati al cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore. A precederla, in un limpido pomeriggio di pieno sole, la processione penitenziale con l’invocazione dei santi partita dalla chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino.

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Raccogliersi dove sgorgano i sentimenti più intimi

Proprio al teologo vissuto in epoca medievale attinge il Pontefice per esortare al raccoglimento, ad allontanarsi dalle proprie occupazioni e dagli affanni al fine di cercare Dio, per poterne ascoltare la voce, “lì, dove albergano anche tante paure, sensi di colpa e peccati” e dove Dio può sanarci e purificarci.

Senza accorgercene, ci ritroviamo a non avere più un luogo segreto in cui fermarci e custodire noi stessi, immersi in un mondo in cui tutto, anche le emozioni e i sentimenti più intimi, deve diventare “social” – ma come può essere sociale ciò che non sgorga dal cuore? – Persino le esperienze più tragiche e dolorose rischiano di non avere un luogo segreto che le custodisca: tutto dev’essere esposto, ostentato, dato in pasto alla chiacchiera del momento. Ed ecco che il Signore ci dice: entra nel segreto, ritorna al centro di te stesso.

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Togliersi le maschere e abbracciare la verità di noi stessi

Francesco spiega che la Quaresima dev’essere “un bagno di purificazione e di spoliazione”, per togliersi “ogni trucco, tutto ciò di cui ci rivestiamo per apparire adeguati, migliori di come siamo”.

Ritornare al cuore significa ritornare al nostro vero io e presentarlo così com’è, nudo e spoglio, davanti a Dio. Significa guardarci dentro e prendere coscienza di chi siamo davvero, togliendoci le maschere che spesso indossiamo, rallentando la corsa delle nostre frenesie, abbracciando la vita e la verità di noi stessi. La vita non è una recita, e la Quaresima ci invita a scendere dal palcoscenico della finzione, per tornare al cuore, alla verità di ciò che siamo. Tornare al cuore, tornare alla verità.

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Siamo polvere che Dio plasma e custodisce

La cenere che i fedeli ricevono sul capo, ribadisce il Papa, riporta “alla realtà essenziale di noi stessi”, è un richiamo ad abbandonare l’“armatura che copre il cuore” e “la maschera delle apparenze” con le quali si resta vuoti e aridi.

Noi siamo polvere, la nostra vita è come un soffio, ma il Signore – Lui e soltanto Lui, e non altro, – non permette che essa svanisca; Egli raccoglie e plasma la polvere che siamo, perché non venga dispersa dai venti impetuosi della vita e non si dissolva nell’abisso della morte.

Impastati dell’amore di Dio che chiama ad amare

Spogliarsi di tutto ciò che ricopre l’interiorità e guardarsi dentro, permette di “scoprire la presenza di un Dio che ti ama da sempre”, aggiunge Francesco, di sentirsi amati “di un amore eterno”, con la consapevolezza di essere polvere modellata dall’Onnipotente, “da cui risorgeremo per una vita senza fine preparata da sempre per noi”.

E se, nella cenere che siamo, arde il fuoco dell’amore di Dio, allora scopriamo che di questo amore siamo impastati e che all’amore siamo chiamati: amare i fratelli che abbiamo accanto, essere attenti agli altri, vivere la compassione, esercitare misericordia, condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo con chi è nel bisogno.

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Le vie che riconducono all’essenziale della vita cristiana

Rendersi conto di essere frutto dell’amore di Dio e sentirsi interpellati da questo amore permette di non ridurre “a pratiche esteriori” l’elemosina, la preghiera e il digiuno, “vie”, invece, “che ci riconducono al cuore, all’essenziale della vita cristiana”, è la sintesi del Papa, e che “ci rendono capaci di spargere lo stesso amore sulle ‘ceneri’ di tante situazioni quotidiane”, perché possano rinascervi “speranza, fiducia e gioia”.

Spazio alla preghiera

E allora, in queste settimane di Quaresima c’è da dare “spazio alla preghiera di adorazione silenziosa”, ritornare all’adorazione, di cui abbiamo perso il senso, conclude Francesco, e nell’adorazione “rimanere in ascolto alla presenza del Signore”, “Dio di misericordia e di compassione, il Dio del perdono e dell’amore, il Dio della tenerezza e della sollecitudine”, come lo chiama Henri Nouwen, lasciando che il suo amore “tocchi i più profondi e nascosti recessi” del cuore.

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Tiziana Campisi – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, mercoledì 14 febbraio 2024

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