Una “Camaldoli d’Europa” per sconfiggere «il nichilismo della persona» e «i sovranismi egoistici» che minacciano il Vecchio Continente. L’idea è stata lanciata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprendo oggi pomeriggio i lavori del Consiglio permanente. Con un richiamo alle Settimane Sociali di Trieste dove molto tempo è stato dedicato al confronto nei “Tavoli della democrazia”, da cui è emersa «la richiesta pressante di un maggiore protagonismo dei giovani per il rinnovamento dello stile nell’impegno sociale e politico». Il primo sguardo di Zuppi va a quanti sono stati colpiti dall’alluvione e dalle esondazioni in Emilia Romagna e nelle Marche, con l’esortazione affinché «le accuse vicendevoli e i proclami lascino il posto a misure adeguate, scelte lungimiranti e azioni concrete». Quindi un pensiero a tutte le guerre, come in Ucraina e in Terra Santa, «delle quali portiamo nel cuore il dramma e il gemito della nuova creazione che solo la pace può permettere». Il presidente della Cei evoca il viaggio del Papa in Asia esprimendo gratitudine al Successore di Pietro «perché testimonia quella cattolicità che è fatta da tutte le comunità cristiane sparse nei quattro angoli della terra: una unità che permette di aprirsi al dialogo con i fratelli di altre fedi e con tutti».

La scelta della speranza

Il filo rosso del discorso di Zuppi è il tema della speranza, non riducibile «a un vago ottimismo che spinge ad “espatriare” dal presente e a guardare al futuro». Come testimoniano i martiri che «nonostante la violenza contro di loro, vedono con gli occhi della fede il futuro nel presente». Come hanno testimoniato ottanta anni fa a Lucca i 28 sacerdoti e monaci uccisi «per mano dei nazifascisti: colpiti in mezzo al popolo e per il popolo». Siamo alle soglie del Giubileo, e l’arcivescovo di Bologna ricorda che questo evento «ci chiama alla speranza che nasce dall’amore di Cristo». In un contesto segnato di violenze anche all’interno delle famiglie «le nostre comunità sono e possono essere ancora di più rete di solidarietà che rende forti perché reale e non virtuale, attenta al prossimo e non piegata all’io». Per Zuppi la speranza intesa come fiducia nell’azione dello Spirito e nel legame con Cristo e con la sua famiglia può davvero essere il tema di questa fase della vita delle Chiese che sono in Italia e della CeI stessa. «La multiformità della vita ecclesiale italiana, a partire dalla pietà popolare, – specifica il presidente della Cei – è una ricchezza irrinunciabile che sarebbe sbagliato ridurre a un modello. Penso ai movimenti e alle associazioni, che spesso promuovono eventi che fanno pensare oltre i loro stessi confini, come il Meeting di Rimini, la Route Nazionale degli Scout, la Preghiera interreligiosa per la Pace della Comunità di Sant’Egidio, il Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia del Rinnovamento nello Spirito Santo e tante altre iniziative… La Chiesa è viva!».

Il Cammino sinodale

Zuppi ricorda che ci troviamo in un crinale importante del Cammino sinodale della Chiesa in Italia, all’inizio della “fase profetica”. Infatti tra poche settimane, dal 15 al 17 novembre, si celebrerà la prima Assemblea sinodale nazionale, mentre a livello universale siamo alla vigilia la seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi . «Tanti uomini e donne stanno mettendo cuore e mente per realizzare il sogno di una Chiesa sinodale e missionaria e, quindi, più accogliente, aperta, snella, capace di camminare con le persone, umile». Ecco quindi che il Cammino sinodale, anche se «non mancano i problemi», è «una straordinaria opportunità per le nostre Chiese, che non dobbiamo perdere, a partire da noi Pastori». Quindi l’annuncio che la sede scelta per la prima Assemblea sinodale è la Basilica diSan Paolo fuori le mura, «a testimonianza del fatto che questo evento è come una liturgia, una grande preghiera comunitaria, in ascolto tutti insieme dello Spirito che parla alle Chiese».Zuppi ricorda poi che tra le questioni ecclesiali più delicate da affrontare oggi c’è il tema dell’esercizio dell’autorità nella Chiesa. A livello di Sinodo universale e anche di Cammino sinodale italiano. E in questo contesto accenna anche ad una «possibile» riforma dello Statuto della in modo che CEI «divenga uno strumento ancora più adeguato a servire le nostre Diocesi, anche raccogliendo l’invito di papa Francesco che sia uno strumento agile ed efficace, soggetto di comunione e che aiuti la Chiesa a rispondere adeguatamente alle attese così profonde della nostra gente e del mondo».

Una Camaldoli per l’Europa

Allargando lo sguardo al Vecchio Continente Zuppi auspica è che l’Europa, anche attraverso la nuova Commissione, «resti fedele alla sua vocazione al dialogo e alla pace». Rimanendo vigile su alcuni dati importanti come l’invecchiamento della popolazione, le povertà, il fenomeno migratorio, il secolarismo e l’individualismo. Di qui l’invito a discutere su una “Camaldoli per l’Europa” (a Camaldoli, nel 1943, un gruppo di intellettuali cattolici elaborò un Codice programmatico per il futuro del nostro Paese) «per parlare di democrazia ed Europa» e «per riflettere sul contributo che oggi può provenire dai cattolici in primis, come anche dai cristiani di tutte le Confessioni, dai credenti delle diverse Comunità religiose oggi presenti in Europa, dagli umanisti che hanno a cuore la cultura del nostro Continente, per uno sviluppo di una coscienza comune, che allarghi i confini dei cuori e delle menti e non ceda al nichilismo della persona e a sovranismi egoistici». Un’Europa nel segno della “Fratelli tutti”, «coesa e solidale al suo interno e aperta al mondo».

I frutti della Settimana Sociale

Ampio il capitolo dedicato alla 50ma edizione delle Settimane sociali, celebrata a luglio a Trieste. In quella occasione, ha detto Zuppi, «il Papa ci ha ricordato che “la democrazia non gode di buona salute”, riprendendo di fatto il monito del Presidente Mattarella che, nel suo magistrale intervento, ha parlato di pericolo concreto di diventare “analfabeti di democrazia”». E a Trieste molto tempo è stato dedicato al confronto nei “Tavoli della democrazia”, da cui è emersa «la richiesta pressante di un maggiore protagonismo dei giovani per il rinnovamento dello stile nell’impegno sociale e politico». L’augurio è quello di raccogliere «i frutti di questo lavoro, soprattutto nella formazione delle coscienze alla partecipazione democratica del nostro Paese». L’importante è non disperdere energie e idee. Perché quando «la Chiesa non si chiude in sé stessa, ma abita i territori, costruisce reti e favorisce quella conversione al bene comune, che ha ricadute positive su tutti». E la Dottrina sociale è davvero «un patrimonio che consente a tutti, in particolare ai laici cattolici, di avere un faro per una navigazione sicura nel mare della vita sociale». Ora spetta ai vescovi il compito «di fare discernimento per stimolare la formazione sociopolitica e favorire un rinnovato protagonismo laicale».

L’urgenza educativa

Altrettanto ampia la parte dell’introduzione dedicata all’«urgenza educativa», che interpella tutti: la famiglia, la scuola, le aggregazioni, la parrocchia, la comunità, i movimenti e le associazioni. E soprattutto, gli adulti chiamati a un maggiore senso di responsabilità. La Chiesa, ribadisce Zuppi, «è vicina a quanti accolgono la sfida dell’educazione, per cui ogni energia e investimento non sono mai perduti, ma tornano moltiplicati a beneficio di tutta la società». Un «grazie particolare» e un «forte incoraggiamento» il presidente della Cei lo esprime a favore delle oltre 7.500 scuole cattoliche e alle centinaia di migliaia di famiglie che affrontano importanti sacrifici per iscrivervi i loro figli, «con la speranza che si avvicini il giorno in cui la parità scolastica trovi la sua piena attuazione». In questo contesto si inserisce anche il contributo dell’insegnamento della religione cattolica si parlerà durante i lavori del Consiglio Permanente «per sottolineare – a quasi quarant’anni dalla sua introduzione – ilvalore di questo spazio di libertà e di cultura religiosa posto a servizio dell’intera comunità civile e per aggiornarne e rilanciarne il contributo».

In ascolto dei poveri

Per ultimo, ma non da ultimo, Zuppi ribadisce che l’importanza per la Chiesa di essere in ascolto dei poveri. «Nei percorsi educativi delle nostre comunità e istituzioni il tratto distintivo deve essere la familiarità e il servizio ai poveri», sono le sue parole. Così «la sinodalità non può non riguardare i poveri e i loro bisogni, perché i nostri servizi sono alla luce della fraternità cristiana che è prima di tutto apertura a quanti sono amati dal Signore, pur essendo ultimi». I poveri, e anche i profughi e i migranti. La Cei fa suo il ripetuto appello del Papa affinché i mari e i deserti non siano più il cimitero di chi li attraversa «per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza». Il risultato si ottiene «ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità». Anche nella prospettiva della necessaria integrazione – quando in Italia è aperto il dibattito sul cosiddetto ius scholae – Zuppi aggiunge «che bisogna fare presto e prendere i provvedimenti opportuni che garantiscano i diritti e richiedano il dovere perché l’Italia possa crescere pure con il contributo di quanti vengono proprio per trovare futuro».

Gianni Cardinale

© Avvenire, lunedì 23 settembre 2024

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