Letture:
Is 6,1-2.3-8
Sal137
1Cor 15,1-11
Lc 5,1-11

 

Carissimi fratelli e sorelle,

Nel brano del Vangelo di oggi c’è il racconto dell’incontro di Gesù con alcuni pescatori di Galilea: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Gesù predica in riva al lago, e il testo ci fa notare che la folla faceva ressa intorno a Lui, per poterlo vedere ed ascoltare. Gesù, per essere meglio sentito da tutti, chiede a Simone di prestargli la sua barca e così, discostatosi un po’ da terra, parla alla folla. Terminata la sua predicazione Gesù compie un gesto che lascia sorpresi i pescatori di Galilea, a cominciare da Simone. Chiede a Simone e a tutta la sua squadra di prendere il largo e di gettare le reti per la pesca. Certo, l’ora non è la migliore, perché la pesca si fa di notte, e soprattutto quei pescatori avevano già trascorso l’intera notte in barca, ma non avevano preso nulla. Simone perciò fa notare a Gesù la stranezza di quella richiesta, ma con un moto di incondizionata fiducia dice al maestro: “Sulla tua parola getterò le reti”.

Carissimi, già nella lettera pastorale che vi ho indirizzato per questo anno liturgico, commentando proprio questa pagina del vangelo, vi facevo notare che quel “prendi il largo” voglia dire a Simon Pietro e a ciascuno di noi di avere coraggio di osare di più, a non fermarci sotto costa, dove tutto è più facile e sicuro, ma anche il pesce scarseggia, di spingerci in mare aperto, in quelle che Papa Francesco ci ha insegnato a chiamare le periferie esistenziali e lì spargere con la parola e la vita il seme del vangelo.

E dunque, questo atto di fiducia di Simon Pietro viene premiato da un prodigio dalle proporzioni davvero inaspettate. Le reti si riempirono a tal punto che quasi si rompevano. Ecco che Pietro si rende conto una volta di più di essere di fronte ad un uomo carico di mistero, che ha in sé qualcosa di divino e si sente indegno di stargli vicino e arriva a dirgli: “Allontanati da me, che sono un peccatore!”.

Ma Gesù, per tutta risposta, non solo non si allontana da lui ma gli rivolge decisamente la chiamata a lasciare tutto e a seguirlo, gli annuncia cioè che d’ora innanzi, cambierà lavoro, diventerà “pescatore di uomini”. Segno che Gesù quando chiama e manda non pretende che noi siamo perfetti, chiede solo di fidarci di Lui e di seguirlo, mettendoci alla sua scuola, rifuggendo dalla tentazione di valutare il nostro servizio al vangelo con i criteri del successo umano. E dobbiamo anche ricordare che nell’immaginario simbolico del tempo, c’era la convinzione che in fondo al mare ci fosse la sede degli spiriti maligni, per cui l’espressione “sarai pescatore di uomini” voleva dire dovrai tirar fuori gli uomini dal potere del maligno e restituirli ad una vita bella e buona, una vita da figli di Dio,

Simone, che presto diventerà Pietro, insieme a quel primo gruppo di discepoli, e ai discepoli di tutti i tempi, e quindi anche a noi, dovrà sempre ricordare che il nostro lavoro, al seguito di Cristo, sarà efficace solo se unito alla parola del Signore e in dipendenza dalla sua forza. Oggi dunque la Parola del Signore ci ricorda che tutti, certo, con vocazioni e modalità diverse, siamo chiamati a lavorare nella barca del Signore, che chiaramente rappresenta la Chiesa, e ci ricorda inoltre che non pescheremo nulla, se conteremo sulla nostra autosufficienza, se cercheremo l’affermazione di noi stessi.

Nella prima lettura il profeta Isaia, raccontando l’esperienza della sua chiamata, ci presenta una esperienza che si impone per la sua grandiosità e anche lui di fronte alla chiamata a portare la parola di Dio agli uomini, confessa la sua indegnità: “Sono un uomo dalle labbra impure”. Ma dopo la purificazione, simboleggiata dalla scena dell’angelo che con i carboni ardenti gli tocca le labbra, accetta con slancio la sua missione, proprio come Pietro dopo la pesca miracolosa. Entrambe le vocazioni avvengono dunque dopo un «segno»; entrambi si sentono peccatori, e proprio allora sono scelti da Dio. Luca nota che i discepoli di Gesù lasciarono tutto e lo seguirono; qualcosa di simile avvenne pure per Isaia, la cui missione segnò tutta la sua vita.

Sono evidenti e immediate le applicazioni alla nostra vita di cristiani, come Isaia e Pietro chiamati fin dal battesimo e poi con la cresima ad essere annunciatori della presenza e dell’azione di Dio nel mondo. Preghiamo, carissimi, perché per ciascuno di noi, l’incontro con questa parola del Signore oggi sia occasione per riscoprire ed amare la nostra comune vocazione ed insieme la nostra missione nella storia.


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