Ancora una volta siamo alle porte della Quaresima, sempre bisognosi di rigenerare la nostra adesione a Cristo, morto e risorto. Divenire cristiani è una sfida sempre attuale, che richiede impegno e apertura del cuore, capacità di lasciarsi condurre a quella conformazione a Cristo, avviata nel Battesimo, che sempre necessita impegno e accoglienza della Parola che salva. Immergiamoci in questo tempo di grazia, esodo salvifico in cui la vita è chiamata a rinascita.

Lasciamoci condurre a sperimentare la logica del dono che il mistero pasquale ci comunica.

Solo la Chiesa dell’amore è credibile!

Come Gesù, impariamo a consumarci nel dono di noi stessi … per nutrire questo mondo bisognoso di amore e di speranza!

Vi benedico con affetto di padre e fratello.

don Giuseppe, vescovo

 

Cristiani si diventa!
Battesimo e sinodalità

«Chiesa e Sinodo sono sinonimi», ha ribadito più volte papa Francesco. Stare insieme, camminare insieme, sentirsi fratelli, non è una scelta pastorale tra le altre. Non si sta nella Chiesa per hobby, per costume sociale o perché ci si riconosce in un club. Siamo Chiesa in quanto popolo di battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Non c’è Chiesa senza Battesimo perché non c’è Chiesa senza figliolanza divina e senza fraternità universale. Oggi però si assiste ad uno scenario diverso da quello appena descritto e che dovrebbe essere realmente: comunità amorfe dove tra la maggior parte dei membri non ci si conosce, dove i sacramenti sono vissuti privatisticamente (io e Dio, senza la comunità) e in modo meramente ornamentale, per segnare alcuni passaggi della vita personale e sociale… Tutto questo deve provocare quantomeno un senso di inquietudine nella coscienza del credente, uno “scossone” interiore che induca a riflette su cosa siamo, cosa stiamo vivendo, verso dove stiamo andando…

In un tempo di diffuso malessere ecclesiale, tirare a campare e continuare a fare le cose perché si devono fare, equivale ad assistere indifferenti allo svuotamento delle chiese e all’allontanamento delle nuove generazioni dal cristianesimo.

Per i tempi forti di Quaresima e Pasqua si propone alle comunità di approfondire il tema della sinodalità in rapporto al Battesimo. Tutto il materiale che qui viene presentato si ispira a questo. Torniamo alle fondamenta della nostra fede! Ricordiamo la data del nostro battesimo? C’è traccia della veste battesimale tra le nostre cose più care? Ma soprattutto, la nostra vita profuma di crisma… di Cristo?

«Cristiani non si nasce, ma si diventa» (Apologetico XVIII, 4) era la ferma convinzione di Tertulliano, catechista che operò nella Chiesa di Cartagine tra la fine del II ed il III sec.

L’invito era rivolto ai responsabili della comunità i quali dovevano astenersi dal dare i sacramenti alla leggera, non prima di essersi assicurati della maturità di fede dei catecumeni.

Il Battesimo è prima di tutto un dono di Dio! La frase di Tertulliano esprime allo stesso tempo, l’assimilazione personale del sacramento ricevuto: la risposta al dono, il cammino di discepolato che esso comporta. Senza tale corrispondenza, si cadrebbe nel puro sacramentalismo o in una interpretazione magica della realtà ecclesiale, con il pericolo, nella pastorale, che l’appartenenza alla Chiesa diventi un fatto estrinseco che non impegna la persona e l’intera comunità. Tutta la Tradizione della Chiesa conosce il dinamismo intrinseco della vita sacramentale: «In tutti i battezzati, bambini o adulti, la fede deve crescere dopo il Battesimo. […] É la sorgente della vita nuova in Cristo, dalla quale fluisce l’intera vita cristiana» (CCC, 1254). Papa Francesco nella Lumen fidei parla del Battesimo come forma vitae: «Nel Battesimo l’uomo riceve anche una dottrina da professare e una forma concreta di vita che richiede il coinvolgimento di tutta la sua persona e lo incammina verso il bene» (41). Il tempo forte della Quaresima che ci apprestiamo a vivere, dà l’opportunità di tornare al fondamento di tutta la vita cristiana in cui ci è stata trasmessa la fede: il Battesimo. D’altra parte, l’auspicio dei padri al Concilio Vaticano II era che, in Quaresima, si rinvigorisse la grazia battesimale: «si utilizzino più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale e, se opportuno, se ne riprendano anche altri dall’antica tradizione» (SC 109).

Come segno per questo tempo sarebbe bello che ai fonti battesimali delle nostre comunità si ponesse un cartiglio con sopra scritto “Cristiani si diventa”. Risulterebbe altrettanto efficace nelle cinque domeniche di Quaresima operare una mistagogia della celebrazione battesimale a partire dai simboli del Battesimo (siano messi ben in vista di domenica in domenica sul presbiterio), mettendoli in relazione al Vangelo domenicale, in modo tale da aprire i fedeli alle ricchezze che tale sacramento significa e opera in ogni battezzato. Il sussidio offrirà delle brevi chiavi di lettura da utilizzare o come introduzione alla celebrazione eucaristica domenicale, o come spunto omiletico per il celebrante. Le meditazioni hanno come riferimento costante le omelie dedicate al Battesimo di Benedetto XVI, capolavoro di rilevanza unica, destinato ad entrare nella grande Tradizione della Chiesa. Anche le letture e le preghiere delle domeniche del Ciclo A, ci vengono incontro in tal senso, avendo una connessione evidente con il Battesimo (Direttorio omiletico, 58):

I Domenica di Quaresima

Tentazioni

Olio dei catecumeni

II Domenica di Quaresima

Trasfigurazione

Veste battesimale

III Domenica di Quaresima

Samaritana

Acqua

IV Domenica di Quaresima

Cieco nato

Luce

V Domenica di Quaresima

Risurrezione di Lazzaro

Crisma

Come si collegano il Battesimo, che la maggior parte di noi ha ricevuto da neonati, con il cammino sinodale? Il fatto di averlo ricevuto in un tempo così lontano della nostra vita presente, non significa che abbia esaurito il suo significato e abbia smesso di essere sorgente di acqua viva nell’oggi della nostra esistenza personale e comunitaria. «Il sacramento del Battesimo non è un atto di un’ora, ma […] è un cammino di tutta la nostra vita», ebbe a dire papa Benedetto XVI al convegno pastorale per la diocesi di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano l’11 giugno 2012. E, in quell’occasione, il papa descrisse il sacramento del battesimo come immersione (baptizeis) nella vita del Dio unitrino e nella comunione fraterna. Dunque, un Dio con noi, «non una stella lontana, ma l’ambiente della mia vita». Di conseguenza, essere battezzati, spiegava il papa, comporta l’essere strappati dall’isolamento, per essere «unito con tutti gli altri», vivere nell’amicizia e nella solidarietà con tanti uomini e donne, figli di Dio come me. Un grade teologo ortodosso da poco scomparso, Ioannis Zizioulas, ha scritto che, «l’essere di Dio è un essere relazionale: senza il concetto di comunione non si potrebbe parlare dell’essere di Dio. La tautologia “Dio è Dio” non dice nulla sulla ontologia […] è una negazione dell’essere, che è vita» (Ioannis Zizioulas, L’essere ecclesiale, Biella 2007, 9).

L’esperienza sinodale (camminare insieme) che stiamo percorrendo a diversi livelli di Chiesa – locale, continentale, universale – trova il suo riferimento fondante nel Battesimo (cfr. CCC 1271) che accomuna tutti i membri del popolo di Dio, investendoli «della stessa dignità di figli di Dio e della stessa missione» (Commissione teologica internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della chiesa, n. 40). Il Catechismo della Chiesa Cattolica illustra, effettivamente, che «Dai fonti battesimali nasce l’unico popolo di Dio della Nuova Alleanza che supera tutti i limiti naturali o umani delle nazioni, delle culture, delle razze e dei sessi: “In realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo» (1 Cor 12,13)”» (n. 1269). Battesimo e Sinodalità, utilizzando una metafora, stanno al cristiano come la sistole e la diastole stanno al cuore umano: ricevere tutto e dare tutto, figli di Dio e fratelli in umanità. Fare sinodo significa sapersi parte del popolo di Dio con tutti i battezzati e avvertire lo strazio per quanti, a diverse ragioni, hanno abbandonato la comunità. È complesso essere realmente Chiesa senza questa nostalgia squisitamente cristologica. Il cammino sinodale è un percorso di grazia per tutti, che offre la possibilità «di liberare la Chiesa dal clericalismo, in modo che tutti i suoi membri, sia sacerdoti sia laici, possano adempiere alla comune missione». Il clericalismo, si legge nel documento sinodale per la tappa continentale, «è visto come una forma di impoverimento spirituale, una privazione dei veri beni del ministero ordinato e una cultura che isola il clero e danneggia i laici». «Questa cultura – dice il testo – separa dall’esperienza viva di Dio e danneggia le relazioni fraterne, producendo rigidità, attaccamento al potere in senso legalistico e un esercizio dell’autorità che è potere più che servizio» (Segreteria generale del Sinodo, Allarga lo spazio della tua tenda n. 58). Il clericalismo genera mancanza di ascolto, settarismo ed emarginazione all’interno delle comunità e priva della capacità di integrazione all’interno del Popolo di Dio: «Le iniziative troppo “clericaliste” vanno stigmatizzate. Alcuni operatori pastorali, chierici e laici, a volte preferiscono circondarsi di coloro che condividono le loro opinioni e stare lontani da coloro le cui convinzioni sono ostili e in disaccordo con loro» (Segreteria generale del Sinodo, Allarga lo spazio della tua tenda, n. 58). Molti gruppi oggi, tra gli stessi battezzati, non si sentono più a casa all’interno della Chiesa perché giudicati e denigrati dagli stessi cristiani: i poveri, gli anziani soli, le donne, i giovani, i divorziati risposati, le persone L.G.B.T (Cfr. Segreteria generale del Sinodo, Allarga lo spazio della tua tenda, n. 58). La cultura esclusivista non fa parte del vangelo perché Gesù curava proprio le persone più fragili, emarginate e stigmatizzate dalla società: in esso emerge prepotentemente una cultura inclusiva. Va ammesso che anche tra i cattolici, talvolta per fanatismo e per moralismo, si è fomentata una cultura di esclusione piuttosto che di accoglienza: «Occorre riconoscere che i fanatismi che inducono a distruggere gli altri hanno per protagonisti anche persone religiose, non esclusi i cristiani […] Così facendo, quale contributo si dà alla fraternità che il Padre comune ci propone?» (Papa Francesco, Fratelli tutti, n. 46).

La comunione è fatta di persone concrete e libere, dove ciascuno ha il proprio vissuto, «ogni forma di comunione che nega o assoggetta la persona è inammissibile» (Ioannis Zizioulas, L’essere ecclesiale, 11). Nel Catechismo della Chiesa cattolica al n. 1216 si trova una bella citazione di San Gregorio Nazianzeno (Oratio 40, 3-4: SC 358, 202-204) sul Battesimo che potrebbe aiutarci nel percorso che vogliamo intraprendere: 

Il battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. […] Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non portano nulla; grazia, perché viene elargito anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell’acqua; unzione, perché è sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante; veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro, perché ci lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio.

Prima di chiudere queste pagine vorrei ringraziare “l’appena nata” équipe liturgica che mette i primi passi nella nostra chiesa locale: è una bella esperienza di Chiesa, cioè sinodale.

Ringrazio di cuore, per aver accettato di vivere l’avventura, Giustina Giannuoli, Denise Adversi, sr. M. Rosa Ricci, Marco Ruggiero, Atish Andrea Rambaran, Antonio Memmi e don Francesco Necchia. Tutto ciò è stato possibile grazie a Padre Arcivescovo che ha continuamente ribadito agli uffici di curia, in ogni occasione, che è necessario lavorare insieme, in équipe! Ringrazio, inoltre, Angela Schino, Mariantonietta Intonti e Paola Perchinunno per aver rivisto le bozze del sussidio, Laura Dimastromatteo per la veste grafica.  Last but not least ringrazio don Mario Castellano, per il non semplice coordinamento degli Uffici pastorali della Curia e i preziosi consigli, don Antonio Parisi, don Tino Lucariello, don Lino Modesto, don Maurizio Lieggi, don Nicola Simonetti, don Evan Ninnivaggi, don Antonio Serio, sr. Cristina Alfano per il loro contributo.

Con l’augurio di una feconda Quaresima vi saluto con affetto.

 

don Francesco Mancini

Delegato Ufficio Liturgico

 

 

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