“Vi annuncio una grande gioia” (Lc 2,10): Il Verbo eterno si è fatto carne. L’Unigenito, generato, non creato, è entrato nella vicenda umana. Colui, che è da sempre e per sempre, si è addentrato nel nostro tempo, con le sue incertezze, e nella nostra carne, con le sue fragilità. Dove abbondò la colpa dell’uomo, sovrabbonda la misericordia di Dio.
Nel proprio grembo immacolato, Maria di Nazareth ha fatto spazio allo Spirito Santo, che con la sua ombra l’ha divinamente fecondata: accogliamo il Signore, “poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,5).
Maria ha generato la salvezza, che non è una cosa, ma una persona, perché la salvezza ha il volto e il nome di Gesù. Le nostre labbra possono dunque generare la lode che riconosce e confessa, con allegrezza grande, la prossimità della divina regalità: il Signore “viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno”.
I pastori hanno visto, nella stalla, il Prodigio. Anche i nostri occhi possono contemplare l’opera di Dio: “Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (Tt 2,14).
La notte si è fatta più chiara di un giorno splendente; così le nostre mani possono stringere il fulgore che irrobustisce il cuore ed incoraggia i passi dell’uomo: “Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1).
Anche gli animali, abitanti abituali della grotta, hanno dato ospitalità al Dio creatore e amico delle sue creature, per cui a noi è finalmente dato di vincere il freddo delle solitudini e le aridità dei nostri deserti.
Giuseppe ha esultato per un bimbo non suo, anche noi possiamo gustare il sapore del pane condiviso.
La Vergine ha sperimentato il timore e la gioia della vita che nasce. A noi non è più concessa la sterilità del Maligno perché siamo ormai stati resi fecondi di amore nell’amore di Dio Trinità di infinito amore.
A noi il Bambino “ha dato potere di diventare figli di Dio“ (Gv 1,12), a noi che crediamo nel suo nome e siamo da Dio generati.
“Svegliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo” (Agostino di Ippona).
Destati tu che dormi nella sonnolenza del tuo io.
Rialzati dal fango delle tue miserie: ti viene donato l’impensabile perdono.
Risorgi dal buio della morte perché la vita si rende a te, abbondantemente, accessibile.
Se Dio non fosse entrato nel tempo, tu, o uomo, non avresti mai potuto ricevere liberazione e compassione. Se egli non avesse preso su di sé i peccati del mondo, tu non saresti mai stato toccato dalla grazia “che salva solo sfiorando”. Se egli non fosse sceso in nostro soccorso, tu saresti stato abbattuto e perduto, per sempre: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4).
Coraggio, alzati, o uomo: “La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze” (Ambrogio di Milano).
Natale è la festa della nascita e della rinascita, la festa della redenzione e della speranza. Natale è affermazione della non definitiva condanna per nessuno, ma attestazione che per tutti c’è sempre una scintilla di eternità che, paziente e pronta, attende di divampare in un fuoco allegro e frizzante. “Ecco, arriva il tuo salvatore” (Is 62,11).
Così la pace non è una chimera. Non è un sogno prodotto da menti sprovvedute ed ingenue. La pace non è semplicemente un pio desiderio, essa è piuttosto promessa attuata, è speranza realizzata.
La pace non è un perenne rimando ai giochi dei potenti, ma è dono finalmente destinato ad ogni popolo e a tutti i popoli della terra.
Dio ha partecipato la sua misericordia alle nostre miserie e ne ha lacerato le angustie.
In quel Bambino c’è la pienezza che la mente umana non può neppure immaginare. In lui c’è la pienezza della divinità. In lui la bontà divina si mostra e si partecipa ad ogni uomo, e lo rende davvero più uomo perché lo fa figlio di Dio altissimo. Ad ogni uomo, anche all’ultimo tra gli uomini, anche agli scartati della terra.
Quel Bimbo è il consigliere ammirabile per i progetti di giustizia e di solidarietà. Lui è il Dio forte, più potente di ogni male. Lui è il culmine e la soddisfazione delle attese autentiche del cuore umano. Ed è anche l’origine del secolo futuro ed inedito della storia che cammina verso l’eternità.
Quel Bambino è il principe della pace, anzi lui stesso è la pace. In lui “si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini” (Tt 3,4).
Dio si è fatto carne.
Cristo è nato nella nostra, piccola ed insignificante, Betlemme. E l’ha trasformata in città della luce, casa del popolo santo, “città non abbandonata” e, addirittura, grembo d’amore.

Verbo di grazia e di gloria,
Unigenito amato dal Padre,
“gustoso frutto” dello Spirito,
il silenzio ti ha custodito
e ci ha avvolti di eternità:
vieni ad abitare tra noi,
fa che noi abitiamo in te.
Salvaci con la grazia della tua venuta.
La vergine Madre ti invoca
e, con lei, la Chiesa,
fatta voce dell’umanità intera,
a te si volge e ti chiama:
Gesù, Salvezza,
Emmanuele, Dio-con-noi.





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