Carissimi Padri, sorelle e fratelli tutti,
con voi saluto e ringrazio i rappresentanti delle Chiese sorelle ortodosse, qui presenti, che con noi desiderano venerare la memoria di un “grande miroforo” della storia della cristianità: San Nicola.
Il profumo della sua testimonianza è giunto a noi attraverso la storia d’amore e di fede per il Signore Gesù e per i fratelli, che san Nicola sempre attenzionò con amabile tratto e risoluta carità.
Bella la “legenda di Kiev” raccontata dal metropolita Efrem e curata, nel 1980, dal caro padre domenicano Gerardo Cioffari. Un racconto irenico, potremmo dire, che ben nasconde le fatiche e le lotte tra la realtà normanna e quella bizantina, che animavano e dividevano la storia ecclesiale e civica del tempo.
Tuttavia se la traslazione sia stata pianificata a tavolino da interessi politico-religiosi o sia stata voluta dalla volontà divina, resta il fatto che il corpo di San Nicola riposa qui nella sua manna, quella manna travasata in otri dai marinai del tempo e che oggi le ossa del Santo, misteriosamente, continuano a produrre.
Una manna che è segno eloquente di vita e di vita spesa per Cristo, una vita che ancora trasuda purezza e profumo.
Sono questi i segni di un’esistenza santa che ha sempre profuso amore per la retta fede e grande impegno per l’armonia nella Chiesa.
Quella stessa armonia che la guerra, oggi, rimette in discussione facendo perdere a molti la luce del vangelo e quegli orientamenti di luce con cui il Figlio di Dio ha voluto sigillare il dono di se stesso per noi.
La liturgia della Parola ci aiuta a penetrare il senso di questa festa, memoria viva di una presenza che ancora opera in mezzo a noi e a noi si rende presente con il dono della manna.
Paolo, nella prima lettura, giunto alla fede attraverso un percorso particolare e travagliato, afferma con vigore come Cristo sia l’unica ragione della sua vita: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. E se la vita ha valore lo ha soltanto perché occasione, opportunità unica “per il progresso e la gioia della fede” della sua gente.
Il Vangelo di Giovanni, conducendoci nella sinagoga di Cafarnao, ci pone in ascolto del meraviglioso discorso che Gesù sta facendo alla folla, nel desiderio di far capire come sia Lui il pane di vita che nutre la fame del mondo.
“Io sono il pane vivo disceso dal cielo”, … “I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e sono morti”.
Cristo è la vera manna e solo nutrendoci di Lui, attraverso l’eucaristia, possiamo sfamare di senso la nostra vita, assumendo la logica del dono, realizzando un’esistenza capace di trasfigurare il nostro rapporto con l’umanità.
Due brani semplici e lapidari, nel loro contenuto, che delineano l’essere discepolo di Gesù, sentiero percorso da San Nicola e di cui la manna ne è preziosa reliquia.
Oggi ripeteremo un rito antico che per tutti noi non ha solo il valore del mistero che stupisce ma il sapore di una rinascita. La manna che estrarremo dal sepolcro di San Nicola torna a dirci la fiducia e il compito di responsabilità che il Santo ci affida.
Come Lui siamo chiamati a ridare profumo e linfa vitale alla nostra esistenza, sapendo edificare percorsi di verità e di carità, come la Parola del Signore e la vita del Santo ci additano.
La centralità di Cristo e il suo amore per l’uomo hanno riempito il cuore di San Nicola rendendolo testimone intrepido e forte dell’amore che salva.
Oggi, come ieri, il mondo in cui viviamo chiede e grida un bisogno struggente di verità e di carità.
L’apparenza, i finti costumi, l’ostentare un bene che non c’è travestendo la vita, sono atteggiamenti spesso comuni anche tra i credenti.
Verità e carità divengono scelte imprescindibili per edificare relazioni autentiche e gravide di bene per l’esistenza di tutti.
Esse non si possono improvvisare ma nascono da un cuore che si lascia toccare dall’amore mettendosi in discussione e aprendosi all’incontro con Cristo.
Carissimi, oggi ci manca Cristo, lo abbiamo ridotto ad accessorio dei nostri stili di vita, lasciando spazio a vissuti autoreferenziali, poco attenti al bene di tutti e facilmente ripiegati in una cultura dello scarto che lentamente corrode e distrugge le nostre realtà umane.
Dovremmo chiederci: è Gesù il centro della nostra vita, è Lui il fine di ogni nostro impegno nella Chiesa, del nostro impegno civico?
La manna, col suo strascico di mistero, ci riconsegna la sfida che parte dal sepolcro del Santo: rendere la vita trasparenza di una presenza e profumo che parli d’amore al cuore dell’uomo.
Il dramma della vicina guerra in Ucraina, tra cristiani, ci obbliga a riflettere profondamente.
Dove è andato a finire l’amore per Cristo di tanti cristiani?
Che sorte hanno avuto preghiere e devozioni per onorare i Santi?
Dinanzi a tanto scempio, quale coerenza evangelica nella vita di cristiani che oggi seminano morte, inimicizia, vendetta?
Miei cari, San Nicola ci esorta a conversione.
Il vangelo accolto e vissuto ci radichi maggiormente in Cristo; le nostre fragilità, i nostri peccati diventino spazio per l’incontro con la misericordia di Dio che sempre riapre alla speranza; la vita di ciascuno apra il cuore all’arte dell’accoglienza, dove tutto diviene dono e la vita profuma di fraternità.
La manna del Santo di Myra, ancora una volta, scenda su di noi come lavacro di purificazione mentre, con cuore unanime, innalziamo la nostra invocazione di pace per ogni popolo della terra.
Auguri sorelle e fratelli amatissimi, la Pace del Signore sia sempre con noi. Amen.
don Giuseppe