Letture:
At 2,1-11
Sal 103
Rm 8,8-17
Gv 14,15-16.23-26

 

Carissimi fratelli e sorelle,
Cinquanta giorni dopo la Pasqua, mentre a Gerusalemme si festeggiava il dono della Legge, giunge lo Spirito Santo sulla Chiesa e ne diventa così l’anima. Da quel momento in poi tutti i momenti della vita della Chiesa, compresa questa santa celebrazione che oggi stiamo insieme vivendo, sono momenti nei quali lo Spirito Santo è in azione. Non è una scelta casuale, ma, nell’infinita sapienza di Dio, tutto ha un senso, tutto ha un significato. Proviamo a domandarci: Perché lo Spirito Santo viene effuso proprio in questa festa, quando gli ebrei ricordavano e festeggiavano il dono della Legge?

Nella spiritualità biblica, quando i sacerdoti nel tempio, i rabbini nelle sinagoghe spiegavano la Scrittura la chiamavano così: l’acqua viva perché, abbeverandosi a quella sorgente, tutti i membri del popolo di Dio potessero gustare l’amore del Padre, che proprio attraverso la Legge dava la sua testimonianza più piena. Il popolo di Dio non è lasciato a sé stesso ma ha una fonte a cui abbeverarsi e dalla quale ricevere la forza per sapere cosa fare, per sapere dov’è il bene e dove cercarlo, questa fonte è la Legge.

Allora la scelta di inviare la piena effusione dello Spirito proprio in coincidenza con la festa della Legge non è casuale, ma è voluta per far comprendere che lo Spirito Santo, la terza persona della Trinità è la Nuova Legge, non più scritta sulle tavole, ma scritta nel cuore. Dunque, d’ora in poi è lì la sorgente dell’acqua viva, il cuore dell’uomo, il nostro cuore visitato, abitato dalla grazia del Signore, dallo Spirito Santo, quello Spirito che ci è stato donato già nel giorno del battesimo e che poi ci ha riempiti, ricolmati nel giorno della cresima. Da quel momento in poi è il nostro cuore la tavola su cui è scritta la nuova Legge ed è la Legge dello Spirito, la Legge dell’Amore.

Questa presenza non è riservata a pochi fortunati, a poche persone, ma proprio nel desiderio di Dio, è pensata per essere data a tutti. La gente a Gerusalemme accusava, ridicolizzava gli apostoli, dicendo: “Sono ubriachi!”, perché li vedevano troppo strani, troppo diversi da come erano abituati a vederli; non più uomini pieni di paura che si andavano nascondendo, ma uomini coraggiosi che parlano con entusiasmo, con coraggio e che addirittura parlano lingue nuove mai sentite prima.

Invece san Pietro spiega e dice: “No, non siamo ubriachi – tra l’altro erano appena le nove del mattino – ma si compie in noi quello che aveva detto il profeta Gioele”. Ed è proprio il brano che si legge nella liturgia eucaristica della sera della vigilia di Pentecoste: “Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo”. Questo Spirito è destinato a tutti, è donato a tutti, nessuno escluso e – dice il profeta – diverranno profeti, i vostri figli, le vostre figlie, i vostri anziani, i vostri giovani, gli schiavi, le schiave, tutti dunque. Nessuno può dire o pensare nemmeno per un attimo: “Lo Spirito a me non è dato”.

Il problema è un altro, è che noi tante volte non ci rendiamo conto di questo dono, non ce ne accorgiamo, siamo distratti, perché siamo attratti da altri interessi, da altre cose e quindi non pensiamo a questa santa presenza nella nostra vita. Se ci accorgessimo di questa presenza, di questo fuoco che sta nel nostro cuore, la nostra vita davvero cambierebbe. Diciamo la verità: lo Spirito Santo è un po’ il grande assente della nostra vita spirituale; noi siamo abituati a pregare, magari anche a commuoverci davanti alle immagini di Gesù in croce, siamo abituati a pregare di fronte a un immagine almeno pensata, immaginata del Padre, un buon vecchio con la barba, con la faccia bonaria, circondato dagli angeli; siamo abituati a pregare a volte di fronte alle immagini dei santi; ma non siamo abituati a pregare lo Spirito Santo, pensiamo poco a lui, lo preghiamo poco; eppure – dice la Scrittura – nessuno può dire “Gesù è Signore” se non nello Spirito Santo.

È Lui il grande artefice della nostra fede e allora lo dobbiamo pregare, lo dobbiamo invocare.  Dobbiamo dare più spazio allo Spirito Santo nella nostra vita di credenti perché davvero è Lui l’anima della Chiesa, è Lui la Legge nel nostro cuore, è Lui che suscita in noi il volere, il fare, l’agire, il sacrificarci, l’amare, il perdonare, il sopportare; è Lui che suscita tutto. Prendiamo dunque occasione da questa festa per ridare allo Spirito Santo il posto che merita nella nostra vita di fede! Preghiamolo di più, invochiamolo di più e soprattutto scopriamolo di più, proviamo ad essere meno distratti, prendiamo più coscienza di questo fuoco che c’è nel nostro cuore e lasciamoci bruciare, lasciamoci guidare, lasciamoci condurre dallo Spirito, riducendo tutte le resistenze: del nostro egoismo, dei nostri limiti, dei nostri peccati, della nostra pigrizia spirituale, lasciamoci veramente portare dallo Spirito dove ci vuole il Signore e dove è la nostra vera gioia.


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