OMELIA
III Domenica del tempo ordinario
“Domenica della Parola”
Andria, 23 gennaio 2022
Letture:
Ne 8,2-4a.5-6.8-10
Sal 18
1Cor 12,12-30
Lc 1,1-4.4,14-21
Carissimi,
La Liturgia oggi ci chiede di riflettere sull’efficacia della Parola di Dio e, di riflesso, su come noi ci poniamo dinanzi ad essa. Nella prima lettura abbiamo ascoltato il racconto di una solenne liturgia di annuncio e di ascolto della Parola del Signore fatta all’antico popolo d’Israele che, tornando dall’esilio, aveva trovato Gerusalemme ridotta ad un cumulo di macerie. E, rovistando tra le rovine del tempio, trovarono dei rotoli della Parola di Dio. Per la grande commozione decisero di fare una solenne liturgia, lessero questi rotoli e il popolo, che per tutto il tempo dell’esilio aveva quasi dimenticato la gioia di ascoltare Dio, dice la lettura, si commuoveva, piangeva di gioia, di fede ritrovata.
Poi nel brano del Vangelo di Luca abbiamo visto Gesù che partecipa ad un momento di ascolto della Parola nella sinagoga di Nazareth, il paese dove era stato allevato, dove lo conoscevano tutti, come il figlio del falegname. Si fa dare il rotolo del profeta Isaia e legge: “Lo Spirito del Signore è su di me e per questo il Signore mi ha mandato a portare un lieto annuncio ai poveri, mi ha mandato ad annunciare la liberazione agli oppressi, ai ciechi la vista, una bella notizia ai poveri”. Fin qui la lettura, che gli ebrei ben conoscevano, ma la cosa nuova, strana e straordinaria è costituita dalle parole che Gesù pronuncia per commentare questo passo del profeta. Dice san Luca: “Gli occhi di tutti erano fissi sopra di lui”, come se tutti quel giorno avessero una strana e misteriosa intuizione, che Gesù doveva dire qualcosa di grande. E, infatti, Egli disse queste parole: “Oggi si è adempiuta questa scrittura”. Che è come dire: Da oggi questa parola non è più profezia, qualcosa che deve avvenire, ma è descrizione di qualcosa che sta sotto i vostri occhi. Gesù cioè si dichiara, si presenta come messia e descrive la sua missione.
E dice Gesù che lui è mandato da Dio, proprio come dice il profeta, a portare un lieto annuncio ai poveri, a portare la vista ai ciechi, a mettere in libertà gli oppressi. Dunque il Signore con queste parole, fa una scelta di campo ben precisa. Dice che la salvezza che lui è venuto a portare è un intervento di liberazione per tutti coloro che per un motivo o per un altro vivono nella condizione dell’oppressione. Oggi, dice Gesù, in questo momento, non dobbiamo aspettare più niente, la salvezza è arrivata, è all’opera perché sono io la salvezza. E dunque, se Gesù dice: “oggi”, noi dobbiamo fare attenzione a non dire mai “ieri”; anche per noi oggi Gesù è in azione, quando parliamo di Gesù, quando leggiamo il Vangelo non leggiamo cose passate, il Vangelo come Parola di Dio si realizza oggi in mezzo a noi, per noi.
Certo, ognuno di noi oggi è arrivato a messa con il suo vissuto, portando sé stesso, la sua vita, le sue gioie, i suoi dolori, i sogni, i fallimenti, i desideri più nascosti, quelli che magari non diciamo a nessuno ma che Dio sa. Siamo arrivati davanti al Signore, anche noi, a volte oppressi da soggezioni misteriose, la soggezione del peccato, del vizio, la soggezione dell’errore. E dunque è consolante, è bello sentirci dire da Gesù: “Oggi risuona per te una parola liberatrice. Se tu sei venuto con questa cappa di piombo sul tuo animo, sappi che io adesso questa cappa te la tolgo, ti libero”. La parola di Gesù è parola di salvezza, è parola di liberazione.
Allora noi dovremmo instaurare con la Parola di Dio un rapporto davvero intenso. La fede parte dall’ascolto della Parola del Signore. Tutto comincia da qui! Come allora, nel libro dell’Antico Testamento che abbiamo ascoltato, come Gesù nella sinagoga di Nazareth, così oggi, per noi deve risuonare con solennità, quasi con rinnovato stupore quella parola: oggi, oggi mi salva. E dunque, devo chiedermi: Con che disposizione d’animo sto io in questo momento di fronte al Signore che mi parla? Quell’oggi è risuonato anche per me o non è ancora risuonato perché io, magari, preferisco star chiuso in me stesso, arroccato nelle mie certezze, nelle mie idee, senza sentire per niente il bisogno di misurarmi col Signore?
Lui porta la vista ai ciechi. Io sono pronto a lasciarmi aprire gli occhi dal Signore o sono convinto che vedo bene, credo di avere le idee chiare? Sono accecato dalle mode del tempo, da quello che fanno tutti, accecato da quel guazzabuglio che qualche volta sta nel mio cuore? Sono disponibile a lasciarmi aprire gli occhi dal Signore o mi ritrovo con la pretesa di dire a Gesù: “Gesù, se fosse per me puoi anche non parlare, tanto io le cose le so e non ho niente da cambiare”? Con che disposizione d’animo io mi pongo di fronte all’oggi di Dio?
Certamente il Signore oggi mi sta dicendo qualcosa che non mi ha detto ieri e non mi dirà domani; questa cosa è di oggi e se io dico sì al Signore oggi, oggi cambia qualcosa per me; se io invece dico: “Va bene, un’altra volta…”, chi lo sa se ci sarà un’altra volta, chi lo sa se quello che il Signore mi sta dicendo in questo momento me lo dirà ancora oppure no. Che ne sappiamo?!
Cogliamo dunque l’oggi di Dio che ci parla, proprio con quel senso di serietà e di responsabilità, facendo in modo che, rispondendo alla parola del Signore, anche noi ci dedichiamo, come Gesù, a portare un lieto annuncio ai poveri, a portare messaggi e azioni di liberazione nel mondo perché ce n’è bisogno. Agli ultimi, quelli che sono poveri per davvero, anche sul piano materiale, dovremmo portare annunci e impegni precisi di liberazione per tutti
Accogliamo dunque questa parola, lasciamoci penetrare dalla sua forza e facciamo sì che veramente il nostro cuore si apra a questo messaggio di liberazione e questo “oggi” di Dio sia veramente l’oggi della nostra fede.
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