Si avvicina la Pasqua e in tutte le comunità parrocchiali della diocesi di Lecce fervono i preparativi per vivere al meglio i giorni santi della passione, della morte e della risurrezione del Signore.
Dal momento che da oggi, 1° aprile, per decreto del Governo – nonostante in Puglia il numero di contagi si attesti sempre su livelli piuttosto elevati – l’Italia non è più in stato d’emergenza e decadendo le principali misure restrittive dettate dalla pandemia, l’arcivescovo Michele Seccia ha provveduto ad inviare ai sacerdoti della diocesi una serie di comunicazioni sia per sollecitare nelle celebrazioni, da oggi in poi, il senso di responsabilità nei comportamenti al fine di limitare la diffusione del virus come suggeriva nei giorni scorsi la presidenza della Cei (LEGGI); sia per ricordare alcune indicazioni circa i riti della Settimana Santa.
Seccia ha ribadito l’obbligo di “indossare le mascherine negli ambienti al chiuso”. Circa il distanziamento sociale ha sottolineato che “seppur non sia obbligatorio rispettare la distanza di un metro, si abbia cura di evitare assembramenti specialmente all’ingresso e all’uscita”. E, ha poi aggiunto: “si osservi la cura di igienizzare le mani; si continui a tenere vuote le acquasantiere; allo scambio della pace, si eviti la stretta di mano o l’abbraccio”.
Poi la notizia tanto attesa. “È possibile riprendere le processioni cercando di prepararle con cura (per esempio lettura di brani della Parola di Dio, del Magistero, della Tradizione della Chiesa, acclamazioni, canti, ecc.), come raccomandato dalla Conferenza episcopale pugliese (LEGGI).
L’arcivescovo è poi passato a rammentare alcune norme per i giorni della Settimana Santa, del Triduo pasquale in particolare. “Sia celebrato soltanto nelle Chiese parrocchiali – scrive Seccia”. “Per quanto riguarda la preparazione delle celebrazioni del Triduo pasquale – continua l’arcivescovo – si tenga conto della Lettera circolare, Paschalis sollemnitatis, della Congregazione del Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali (LEGGI).
Poi, giorno per giorno, ha passato in rassegna tutti i riti previsti dalle norme liturgiche a cominciare dalla Domenica delle Palme: “la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, sia celebrata come previsto dal Messale Romano”.
Come da consuetudine poi, la Messa del Crisma si svolgerà il 13 aprile, Mercoledì Santo, nella chiesa cattedrale, alle 18. “Alle 17,30 – scrive l’arcivescovo ai sacerdoti – ci ritroveremo nel salone dell’episcopio per una meditazione, cui seguirà la Celebrazione, al termine della quale vivremo, sempre nel salone dell’episcopio, un momento di agape fraterna”.
Per quanto riguarda il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore”, “per quest’anno, vista ancora la facilità del propagarsi del virus, il rito della lavanda dei piedi è bene che si ometta. Diversamente, attenersi scrupolosamente alle disposizioni Cei” che consigliano di sanificare le mani ogni volta e indossare la mascherina.
Il Venerdì Santo, l’arcivescovo, considerati i venti di guerra – e non solo per il conflitto in Ucraina – ha disposto di aggiungere nella Preghiera Universale un’intenzione in più (LEGGI). Un’invocazione specifica per invocare dal Cristo morto in croce il dono della pace. Inoltre, “l’atto di adorazione della Croce, evitando il bacio, avverrà secondo quanto prescritto dal Messale Romano. Vale a dire “facendo riverenza alla croce con una semplice genuflessione o un altro segno adatto”. Oppure, per evitare inopportuni assembramenti, qualora la partecipazione dei fedeli fosse numerosa, il celebrante può prendere “la croce, stando in mezzo, davanti all’altare, con brevi parole,” può invitare “l’assemblea all’adorazione della Santa Croce e poi, per qualche istante, tiene elevata la Croce perché possa essere adorata in silenzio dai fedeli”.
“La Veglia pasquale – conclude l’arcivescovo – potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito”.