“Questa sera siamo stati tutti attratti dall’amore misericordioso del Signore che ci chiede di metterci in cammino con Lui, verso la Pasqua”.
Sono queste le parole sulle quali l’arcivescovo Michele Seccia ha incentrato la sua omelia nella solenne concelebrazione presieduta nella cattedrale ieri, Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima. Hanno concelebrato il parroco della cattedrale, don Vito Caputo e il segretario particolare dell’arcivescovo, don Andrea Gelardo. L’assistenza all’altare è stata offerta dai diaconi Giuseppe Tondi e Antonio Tamiano.
In questo tempo così forte e soave, radicale e al contempo pedagogico, il presule ha chiesto a tutti i fedeli radunati nella chiesa madre della diocesi di compiere un itinerario spirituale avendo come obiettivo quello di rimettere al centro la Parola, bussola in grado di accompagnare, orientare e sostenere il progetto di ogni cristiano che è risuonato nella seconda lettura dell’apostolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20).
Così Seccia: “La Parola del Vangelo cancelli i nostri peccati non è solo l’invocazione che il celebrante deve recitare quando, nell’Eucaristia, finisce di proclamare il Vangelo. È la preghiera che dovremmo fare ogni giorno come credenti, perché se è vero che noi siamo cristiani, è vero che lo siamo come risposta a Lui, il Signore Gesù, che ha accettato di offrirsi solo ed unicamente per amore nostro. Ecco che durante questi quaranta giorni, la Parola diventa l’agente in grado di compiere in noi quella purificazione, quella conformazione a Lui, quella capacità di poter ispirare i nostri pensieri e i nostri atti al nostro unico Maestro”.
Una Parola, dunque, chiamata a “scendere” dagli amboni e dai pulpiti per diventare itinerante attraverso e con la vita del discepolo di Cristo.
Ancora il presule: “Nel brano evangelico sono contenuti i tre pilastri per vivere un cammino penitenziale autentico, fatto sì di rinunce che fanno bene al nostro essere discepoli del Signore, ma soprattutto utili a farci essere in comunione con Lui: ecco che, allora, il cristiano è l’uomo della comunione, della relazione, del contatto intimo con Cristo”.
Preghiera, digiuno ed elemosina, pertanto, sono le vie per continuare ad imprimere i tratti di Cristo nella vita della Chiesa, chiamata a farsi annunciatrice del mistero della croce come mistero di amore.
Conclude l’arcivescovo: “In questi giorni di Quaresima, a casa o in chiesa, a lavoro come in ogni momento di distensione cerchiamo di dare il primato alla preghiera, relazione vitale per ogni battezzato che vuole bene al suo Signore; digiuniamo da tutto ciò che ci allontana da Lui e dai fratelli, impedendoci di essere uomini di comunione; viviamo l’elemosina non come l’esercizio che ci fa essere prolungamento di Cristo nella storia, perché Lui ha condiviso tutto di sé: sono così giungere rinnovati alla celebrazione della Pasqua”.
La Chiesa di Lecce, attraverso le parole dell’arcivescovo Seccia ha ricevuto un autentico vademecum per compiere un itinerario quaresimale improntato sulla Parola: che ogni cristiano, dunque, possa sforzarsi di renderlo attuale e di diventare, con la sua vita, sprone, incoraggiamento e testimonianza viva.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli