Ieri sera la due comunità parrocchiali di Campi Salentina hanno accolto i fedeli e i sacerdoti provenienti da tutta la diocesi di Lecce per la Veglia di preghiera itinerante nella 33.ma Giornata dedicata ai missionari martiri, organizzata dal Centro missionario diocesano e presieduta dall’arcivescovo coadiutore Angelo Panzetta.
La veglia, che inizialmente doveva partire dalla chiesa matrice e percorrere le vie del paese raggiungendo il santuario di San Pompilio e poi la parrocchia di San Francesco d’Assisi, si è svolta, a causa del maltempo, presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie e si è incentrata sul tema proposto dal Santo Padre “Andate e invitate”, esprimendo con chiarezza che la missione cristiana è un appello a uscire per le strade e invitare per coinvolgere alla festa del Signore.
Tanti i giovani e i giovanissimi presenti e che hanno animato la veglia.
Un mappamondo e 5 ceri posti sotto l’immagine di Sant’Óscar Arnulfo Romero, al quale la giornata è dedicata perché proprio il 24 marzo del 1980 venne assassinato dagli uomini del regime di El Salvador (America Centrale) per aver dato voce agli ultimi, alla ricerca della giustizia e della verità.
Gratitudine e responsabilità, sono state le parole che Panzetta ha accostato alle figure dei martiri: “Gratitudine perché mentre celebriamo la giornata dei missionari martiri prendiamo atto che nel nostro tempo, nel nostro mondo ci sono uomini e donne per i quali l’amore per Gesù è un bene così grande da mettere a rischio qualsiasi altra cosa. Cristiani che hanno deciso di vivere per Lui e quando si è trattato di scegliere tra nascondere la propria appartenenza di fede o testimoniare con umile fierezza la propria appartenenza a Gesù non si sono tirati indietro”.
E ha poi continuato: “Questa è anche la giornata della responsabilità perché quando ti confronti con modelli evangelici pieni di rettitudine, di verità, di testimonianza inevitabilmente tutti noi ci chiediamo che forse il nostro cristianesimo ha bisogno di un salto di qualità e che anche noi come questi fratelli e sorelle che hanno dato la vita per il Signore vogliamo fare sul serio con Dio senza chiuderci in un cristianesimo intimistico ed essere una profezia per il mondo, a cominciare dalle nostre case, dalle scuole, dalle comunità, dai posti di lavoro.”
A seguire, l’assemblea si è messa in ascolto di quattro testimoni: Fra Angelo De Padova ofm, cappellano del penitenziario di Borgo San Nicola che ha portato la testimonianza di Michele, un uomo convinto di voler diventare sacerdote negli anni della dittatura in Albania e che muore da martire gridando nella sua cella “Viva Cristo Re!”; Padre Giambattista Moroni, missionario Comboniano che ha raccontato la storia di un suo fraterno amico, Lele, morto in Brasile per aver difeso i poveri contadini dai soprusi dei latifondisti; la Calasanziana Suor Marlene Lopez Vasquez, che ha raccontato la sua storia in Nicaragua, dove tanti uomini e donne muoiono ogni giorno per amore di Cristo, ma che è stata terra fertile per tante vocazioni; Padre Francesco Monticchio, Cappuccino che ha raccontato i suoi 28 anni in Mozambico, dove il sangue di molti martiri è stato versato.
A conclusione della veglia, si è data lettura del martirologio e per ogni martire è stato acceso un cero. Queste testimonianze di vita vera, vissuta alla sequela di Gesù hanno confermato quanto ricordato dall’arcivescovo Panzetta e cioè che i martiri sono davvero pellegrini di speranza.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli.